La spending review non convince quasi nessuno. Il Pdl approva, ma solo in parte, perchè vorrebbe che in cambio diminuisse la pressione fiscale. Il Pd storce il naso per i tagli allostato sociale. I sindacati minacciano di scendere in piazza per i tagli al settore pubblico. La Confindustria approva ma aspetta altri passi in avanti. Solo Casini loda senza se e senza ma le sforbiciate di Monti e Bondi.
Angelino Alfano spinge per un "taglio severo agli sprechi" e auspica "una ricetta di buonsenso e cioè meno spesa e meno debito, in modo da poter abbassare le tasse". Ma dai banchi del Pdl si levga più di una voce di dissenso per i tagli alla sanità e all'università.
Pier Luigi Bersani promuove a metà la spending: "Noi siamo d'accordo di evitare l'aumento dell'Iva e a ridurre i costi della pubblica amministrazione, ma non accettiamo tagli alle prestazioni sociali, come la sanità, la scuola, e i servizi essenziali dei comuni". Nel partito monta la protesta per i tagli agli enti locali, alla sanità e alla pubblica istruzione.
Pier Ferdinando Casini chiude la porta in faccia alle polemiche e abbraccia l'operato del governo: "Noi sosteniamo ancora una volta le scelte impopolari del governo Monti, perchè sono utili al Paese".
Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, approva la riforma: "Sulla spending review io ho un’enorme fiducia in Enrico Bondi, lo conosco da tanti anni e, lui mi dà la garanzia che non ci fermeremo qui. Sono stato - ha detto ancora Squinzi - alla presentazione del Presidente Monti. E questa va nella direzione giusta. Era necessario finalmente fare qualche passo in questa direzione, poi bisognerà valutare sul medio-termine dove si riesce ad incidere. Dei tagli non se ne può fare a meno".
Susanna Camusso, segretario della Cgil, ha mandato un messaggio di
netta chiusura: "Vedremo quale sarà il decreto che il governo approverà. Ma se saranno confermate le cose che ci hanno detto a Palazzo Chigi sarà inevitabile che si passi dalla mobilitazione allo sciopero".
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