Gentile Direttore Feltri,
leggiamo di agenti aggrediti con il martello, con il coltello, addirittura con la mandibola, dato che a una poliziotta, a San Benedetto del Tronto, è stato staccato un dito con un morso. Eppure in tv e sui giornali di che cosa si dibatte da mesi? Della violenza dei carabinieri sul caso Ramy e si parla persino di «omicidio di Stato», definendo i carabinieri «assassini». Non le sembra assurdo?
Nicola Balocco
Caro Nicola,
è un fatto che le aggressioni nei confronti delle forze dell'ordine siano in costante aumento, ad opera soprattutto di immigrati irregolari, ma non soltanto. Questo è il risultato, da un lato di politiche scellerate di accoglienza indiscriminata di chiunque, che abbiamo protratto per lustri, riempiendo le nostre città e le nostre strade di gente che, lungi dal pagarci le pensioni, come ci spiegava la sinistra, ci accoltella e ci deruba con piacere; dall'altro di un tipo di mentalità, sempre più diffuso, che criminalizza chi sta dalla parte della legge e vittimizza sempre e comunque chi delinque, vedendo nella devianza una scelta inevitabile che l'individuo ha dovuto compiere, suo malgrado, a causa di esclusione sociale e miseria, di cui egli non è stato colpevole.
Sono i progressisti a coltivare questi pensieri giustificazionisti, che creano deresponsabilizzazione e insicurezza. Ed è per effetto di questa impostazione ideologica che, se un criminale muore durante una rapina, o una aggressione, o un inseguimento, allora si parla di «delitto di Stato», mentre se un poliziotto, o un carabiniere, muore durante il servizio, poiché aggredito, accoltellato, preso a martellate, o nel corso di un inseguimento, o magari resta ferito, anche mutilato, non si parla di «aggressione allo Stato», né di «attentato allo Stato».
Due pesi e due misure che ci dicono tanto sul tipo di educazione che stiamo veicolando, basata sulla esaltazione di chi delinque, con il quale adottiamo la clemenza, e sulla diffamazione di chi, rischiando ogni giorno la vita, tutela i cittadini, pattugliando le strade e intervenendo per garantire la sicurezza collettiva e individuale di adulti e bambini. Mi ha impressionato la notizia della poliziotta alla quale è stata strappata da parte di un gambiano una falange durante un controllo. Sai, non è la prima volta che un agente si vede strappato un dito con un morso. Ricordo altri episodi di questo genere. Però fa più notizia il manganello usato sui violenti piuttosto che l'immigrato che stacca un dito con i denti, mutilando un poliziotto.
Le forze di polizia sono bersaglio di una campagna di odio che testimonia una sorta di disprezzo verso lo Stato, quel medesimo disprezzo che conduce taluni radical-chic a prendersela con l'inno di Mameli, definendolo «sessista» e «razzista» e proponendo di modificarlo, quello stesso disprezzo che ci fa vergognare della nostra bandiera, salvo esporre quella della Palestina e quella arcobaleno, per di più una accanto all'altra, come se i regimi islamici non fossero omofobi e sessisti, ossia non contenessero tutti quegli elementi di intransigenza e di discriminazione che dichiarano di avversare coloro che sventolano la bandiera arcobaleno.
Insomma, controsensi ne vediamo a iosa ogni giorno. Però il peggiore è proprio quello che lamenti tu, caro Nicola.
Che una poliziotta subisca la mutilazione di un dito attraverso un morso durante un controllo, neppure si fosse confrontata con uno squalo, o con un leone inferocito nel cuore della savana, non è un incidente sul lavoro. È qualcosa di più. Qualcosa che non possiamo accettare. Qualcosa a cui non dobbiamo rassegnarci.Un delitto contro lo Stato.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.