Vittorio De Prà era professore di matematica, e pure vice preside. Istituto di scuola superiore «Carlo Barletti» di Ovada, comune piemontese di circa diecimila anime. A farlo finire sui giornali nazionali non era stato il suo breve impegno in politica, assessore al Comune di Molare sotto il vessillo piddì, ma gli insulti contro l'allora ministro all'Istruzione Lucia Azzolina. «Una grillina aveva scritto in un post è un insulto peggiore che essere definita p». Era il 2020 con il Covid, il lockdown, la dad e tutto il resto. Non che questo giustifichi l'odio. Vittorio De Prà, dicono le cronache del tempo,
era malato. E nemmeno questo giustifica.
«Ero chiuso in casa da tempo, ero esasperato, mi sono lasciato andare», aveva detto ai giornalisti. «Posso solo scusarmi con il ministro». Scuse o no, la sanzione disciplinare era arrivata prima ancora che ricominciasse la scuola. Licenziato, in tronco. E alla Azzolina, anche per quel post, era stata assegnata la scorta.
Vittorio De Prà è morto nel 2023, tre anni dopo il post balordo, la bufera mediatica e il licenziamento. Aveva appena 59 anni. E chi l'ha conosciuto racconta che non si era mai ripreso dal dispiacere per quello che aveva scritto.
Al tempo nessuno, né nel Pd né nel M5s, aveva difeso il suo «diritto all'insulto». Anzi. Si erano espressi in modo netto.
Avevano parlato di «clima d'odio», di «istinti beceri», di «volgare sessismo». D'altra parte Vittorio De Prà era un signor nessuno. Non scriveva libri. Non bazzicava i circoli letterari che contano. Non aveva dato del «lurido» a un ministro di destra. Non si chiamava Christian Raimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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