Salvo. Filippo Penati incassa la prescrizione per l'accusa più grave - quella di concussione - nel processo che il tribunale di Monza sta celebrando sul cosiddetto Sistema Sesto. Ma non è la prescrizione in sè - ampiamente annunciata - a fare notizia. Piuttosto, a fare scalpore è lo straordinario colpo di teatro messo in scena nell'aula del palazzaccio brianzolo. Perché c'è un giudice che, spiazzando i presenti, chiede se l'imputato abbia intenzione di rinunciare al "beneficio" di legge. E un imputato - assente in aula - che di fatto risulta irreperebile nonostante i tentativi del tribunale di contattarlo. è tutto riassunto nell'enorme imbarazzo del legale di Penati, l'avvocato Matteo Calori, a cui il giudice chiede di telefonare al suo assistito per conoscerne le intenzioni. Gelo. Calori esce dall'aula, cellulare alla mano, poi torna in aula e ammette che Penati non c'è, non si trova, non viene. Insomma, sembra quasi sparito. Morale, l'avvocato dichiara di non avere una procura speciale per interpretare la volontà del proprio assistito, e dunque si rimette alla decisione del giudice. Che altro non può fare se non dichiarare la prescrizione per l'accusa di concussione. Dopo - solo dopo - le agenzie batteranno un comunicato nel quale Penati fa sapere che ricorrerà in Cassazione per rinunciare all'istituto, per "annullare la sentenza di prescrizione voluta dai pm per i fatti di 13 anni fa». Troppo tardi. Nel peggiore dei casi, si è trattato di una mossa studiata a tavolino, una furbata per salvarsi dall'accusa di concussione. Nella migliore, una colossale brutta figura.
Ora l'ex presidente della Provincia - che sarà comuque processato per altri reati che vanno dalla corruzione legata alla gestione della società autostradale Milano Serravalle al finanziamento illecito ai partiti - avrà 15 giorni per presentare ricorso in Cassazione contro la prescrizione. Vedremo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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