Tassa di soggiorno in tutti i Comuni? Il ministero frena: "Dialogo aperto"

Allo studio una possibile proposta di modifica della disciplina della tassa di soggiorno. Ma il ministero del Turismo precisa: "Interlocuzioni con associazioni di categoria non ancora concluse"

Tassa di soggiorno in tutti i Comuni? Il ministero frena: "Dialogo aperto"
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Per ora nulla è deciso e il confronto con le parti interessate è ancora in corso. A seguito di alcune indiscrezioni di stampa sull'eventuale estensione della tassa di soggiorno a tutti i Comuni e sul suo possibile aumento, il Ministero del Turismo ha reso noto - per quanto di sua competenza - che "non si sono ancora concluse le interlocuzioni con le associazioni di categoria e gli altri attori istituzionali in vista di una possibile proposta di modifica della disciplina dell'imposta di soggiorno". Il dicastero guidato dal ministro Daniela Santanchè ha inoltre fatto sapere che "il dialogo proseguirà a settembre".

Parole sintetiche ma esaustive, che suonano come una vera e propria frenata rispetto alle notizie circolate nelle scorse ore e in particolare riportate da Repubblica e Messaggero. I due quotidiani avevano parlato di ipotesi di modifica sulla tassa di soggiorno, con la possibile estensione di quest'ultima a tutti i 7.904 Comuni italiani che vorranno applicarla. Oggi, diversamente, possono applicare la suddetta imposta solo i capoluoghi, le unioni di comuni e i comuni turistici. Sempre secondo le medesime indiscrezioni, nell'ipotetica modifica normativa sarebbe allo studio anche una rimodulazione degli importi, secondo un nuovo schema scalare e proporzionale rispetto al costo della camera.

Repubblica e Messaggero avevano ipotizzato una tassa di soggiorno fino a 5 euro nel caso di costo del pernottamento inferiore a 100 euro, fino a 10 euro per una stanza tra i 100 e i 400 euro. E ancora, fino a 15 euro per una sistemazione tra i 400 e i 750 euro, per poi salire a un massimo di 25 euro di tassa di soggiorno negli alberghi di extralusso, con camere da oltre 750 euro a notte. Tali indiscrezioni di stampa avevano però spinto diverse associazioni di categoria a chiedere cautela rispetto a un ambito che da tempo è al centro di richieste di revisione e di riforma da parte degli stessi addetti ai lavori.

"Le imprese del turismo non condividono la proposta di aumentare ulteriormente l'imposta di soggiorno. Il settore, che è tra i primi a contribuire alla crescita del Pil e dell'occupazione, ha da poco rinnovato il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, sobbarcandosi un onere rilevante. L'obiettivo comune dev'essere quello di sostenerne la crescita, non di frenarla", ha commentato Federalberghi. Analogamente, anche l'Associazione Italiana di Confindustria Alberghi ha chiesto chiarimenti rispetto alle notizie circolate a mezzo stampa.

Dal ministero del Turismo non si sono fatte attendere le dovute precisazioni, accompagnate da rassicurazioni sul fatto che ogni eventuale decisione verrà presa solo dovo un'approfondita consultazione delle associazioni di categoria e delle realtà istituzionali coinvolte.

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