Tasse, l'allarme della Cgia: "Pressione reale al 54,4% Vola con l'aumento dell'Iva"

Il fardello delle tasse supera il 45%. Ma la Cgia di Mestre lancia l'allarme: "Nel 2012 la pressione schizzerà al 54,4%". La Corte dei Conti: "È troppo per i cittadini fedeli"

Tasse, l'allarme della Cgia: "Pressione reale al 54,4% Vola con l'aumento dell'Iva"

"Il peso delle tasse punta a superare il 45%". Durante l'audizione alla commissione Bilancio di Montecitorio il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino ha lanciato l'allarme legato alla pressione fiscale accusando il sistema in vigore in Italia di essere disegnato "in modo da far gravare un carico sui contribuenti fedeli eccessivo". Sulla spinta dell’emergenza le manovre di aggiustamento varate nel 2011 hanno operato, a detta del presidente dei magistrati contabili, "sull’aumento della pressione fiscale piuttosto che sulla riduzione della spesa". Non solo. Se nel 2012 la pressione fiscale ufficiale è prevista al 45%, quella reale, qualora fosse confermato l’ulteriore aumento dell’Iva previsto per il prossimo autunno, dovrebbe toccare il 54,5%. "Un record che, purtroppo, non ha eguali al mondo", ha spiegato il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi.

A Montecitorio Giampaolino ha lanciato un chiaro appello al presidente del Consiglio Mario Monti affinché; una volta attenuatesi le condizioni di emergenza, si apra lo spazio ad una riduzione della pressione fiscale in modo da aiutare il rilancio dell’economia senza, tuttavia, comprometta l’equilibrio di bilancio. Per il numero uno della Corte dei Conti, è "necessario lavorare con tenacia e determinazione alla riduzione della spesa". Sempre salvaguardando, per quanto possibile, quella sua parte che ha effetti benefici sulla propensione alla crescita. La Banca d’Italia, per esempio, prevede che il calo del differenziale tra i Btp e i Bund tedeschi alla quota psicologica di 200 punti determinerà un aumento di un punto della crescita del prodotto interno lordo. "Questo da solo sarebbe sufficiente a determinare entrate fiscali aggiuntive di importo pari a quelle attese dal previsto innalzamento di due punti dell’aliquota Iva ordinaria - ha sottolineato Giampaolino - cioè risorse equivalenti a quelle necessarie per aumentare di circa un quarto la spesa per investimenti fissi delle pubbliche amministrazioni".

Più in generale il presidente della Corte dei Conti ha fatto notare che, se la crescita del pil dovesse assestarsi all’1% e il bilancio tornare in pareggio, nel giro di vent’anni il debito pubblico dovrebbe scendere al 65% del prodotto raggiungendo gli obiettivi dati dall'Unione europea. "Scartato" l’elevato livello raggiunto un aumento del prelievo ed essendo "impraticabile" una riduzione dello stesso per crescere resta solo "una redistribuzione del carico impositivo".

Giampaolini ha, tuttavia, sottolineato che c'è "una elevata pressione fiscale" in Italia rispetto all’Europa e "una distribuzione del prelievo che penalizza i fattori produttivi rispetto alla tassazione dei consumi e dei patrimoni, una dimensione dell’evasione fiscale che colloca il nostro paese ai vertici delle graduatorie europee".

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