Tecniche all'avanguardia all'Istituto Auxologico di Milano

Il tumore della prostata anche se è un carcinoma a lento tasso di progressione rientra nella lista dei big killer. È il più frequente dei tumori maschili con un tasso di mortalità pari al 9 per cento (il terzo in ordine di frequenza). Ogni anno in Italia, fra gli uomini con un'età superiore ai cinquant'anni, sono registrati circa 50 mila nuovi casi.
Per chi scopre di essere affetto da questa malattia «oggi esistono diverse opzioni di trattamento che dipendono soprattutto dall'età, dall'aggressività della malattia e dalla sua estensione», puntualizza Patrizio Rigatti, urologo di fama, annunciando l'inizio dell'attività a pieno regime del nuovo polo iper tecnologico per il trattamento delle patologie urologiche aperto all'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Auxologico di Milano. Robot di ultima generazione, laser e mini strumenti: quanto di meglio e più sofisticato offre la tecnologia, unito all'esperienza di Rigatti e della sua equipe giovane e super specializzata, è ora a disposizione dei malati sia attraverso il Servizio sanitario nazionale, sia privatamente nell'unità operativa attiva presso il polo chirurgico Capitanio, di proprietà dell'Irccs Auxoligico.
«Nel tumore della prostata l'intervento tradizionale è la chirurgia cosiddetta a cielo aperto», precisa lo specialista, un intervento che prevede l'incisione longitudinale della cute e dei muscoli della pancia subito al di sotto dell'ombelico estesa per circa 10-15 centimetri per poi asportare completamente la prostata. Il decorso operatorio è lungo con possibili conseguenze quali l' incontinenza e una ridotta potenza sessuale.
Le alternative più all'avanguardia, invece, garantiscono interventi meno invasivi e molto più precisi. «Grazie al robot si opera senza lunghe incisioni, ma attraverso forellini del diametro pari a circa un centimetro nell'ombelico. La visione video, ad alta definizione e tridimensionale, consente di asportare in maniera efficace vescicole seminali, prostata e linfonodi con precisione millimetrica e il paziente torna a casa dopo tre o quattro giorni», aggiunge Rigatti.
Ma non c'è una ricetta valida per tutti. «Alcuni benefici del robot sono indiscutibili — sostiene Rigatti- il paziente torna a casa prima, c'è un minor rischio di incontinenza e di fuoriuscite di linfa.

Però, nei soggetti a più alto rischio cardiaco, per esempio, l'anestesia richiesta dall'uso del robot potrebbe risultare pericolosa». «Ogni malato è un caso a sé» e nel nuovo polo chirurgico dell'Istituto Auxoligico «siamo in grado di fornirgli la risposta più appropriata».

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