E' un'ossessione. La scorgono ovunque. Anche nelle tragedie. E non perdono mai l'occasione per riproporla, nonostante il tempo l'abbia regalata nei meandri dell'oblìo. Parliamo della lotta di classe. E a citarla è il comunista Fausto Bertinotti.
"Dopo un quarto di secolo in cui si è voluta negare l’esistenza della lotta di classe e proclamare la sua scomparsa, persino il terremoto, nei suoi effetti più drammatici, prende le intollerabili sembianze di classe", ha affermato l'ex segretario di Rifondazione Comunista in una nota pubblicata nella sezione "Rosso di sera" di alternativeperilsocialismo.it.
L'ex presidente della Camera ha poi spiegato meglio il suo pensiero: "Il sisma prende le sembianze della lotta di classe in uno dei territori più civili e operosi del paese, quell’Emilia Romagna in cui, per più di un secolo, il movimento operaio e la sinistra sono stati protagonisti di una gigantesca opera di civilizzazione. La tragedia che distrugge la vita rivela immediatamente la questione sociale aperta".
Per Bertinotti "nel primo terremoto 4 su 7 sono state le persone uccise sul lavoro, nel secondo 11 su 17. Molti di loro, per ragioni di prevenzione, non avrebbero dovuto stare lì a lavorare, ma il lavoro non ha più contratti e leggi che lo proteggano. Ci sono edifici dove si lavora e altri no. Quelli dove si lavora, i capannoni, cadono molto più facilmente. Vuol dire che quando gli uomini lavorano sono meno considerati dall’economia, dalla società e dalla politica".
Infine,
ecco la soluzione di Bertinotti: "Può darsi che indignarsi non basti, ma bisognerebbe che l’indignazione almeno travolgesse la classe dirigente di questa società diventata ormai insopportabile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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