Torna in campo Passera e stavolta guarda a destra

Il progetto dell'ex capo di Banca Intesa ed ex ministro del governo Monti: un movimento d'area liberal-popolare, ma senza mettersi contro Berlusconi

Torna in campo Passera e stavolta guarda a destra

Un movimento per coprire l'area liberale e popolare di questo Paese. Corrado Passera è pronto per il doppio salto. A gennaio. Non solo quello verso la politica. Ma anche verso la destra, dove certo non è mai stato di casa. Tanto che del banchiere Passera, alla guida di Intesa, si ricorda spesso la fila per votare Prodi alle primarie dell'Ulivo del 2005. Erano altri tempi. In mezzo c'è stata la crisi, partita proprio dalle banche; poi l'esperienza di governo con Mario Monti, al ministero per lo Sviluppo; infine il periodo sabbatico, tuttora in corso, dovuto al rifiuto del progetto centrista di Scelta civica. Una strada servita per affinare la consuetudine con la politica attiva. Conoscerne meglio i meccanismi, le persone e pure la piaga corporativa. Per arrivare alla conclusione che è ben difficile immaginare un progetto politico moderno da spartire con una sinistra sempre più conservatrice. Oltre che già affollata di leader.

Per questo lo spazio da occupare con un manifesto riformista, liberale e popolare Passera lo vede, oggi, più nell'altra metà campo, quella di destra. Senza mettersi «contro», però: non contro Berlusconi, né contro Forza Italia, per non ripetere l'errore commesso mesi fa da Oscar Giannino. Ma comunque in quell'area là. Da dove lanciare un progetto di ammodernamento del Paese che, a occhio, non troverebbe, invece, grande ospitalità nell'area politica che resta il riferimento della Cgil.
Questo ci è parso ieri mattina il senso dell'intervista radiofonica di Passera a Mix24, con la quale l'ex ministro ha indicato nel prossimo gennaio il termine per svelare le carte del suo movimento. Non è mai entrato nei dettagli. Non ha svelato particolari di un progetto che, detto così, può apparire vago e nemmeno tanto originale. Ma di sicuro ha lasciato qualche indizio e buttato un sasso per vedere l'effetto che fa.

Quando Giovanni Minoli gli ha chiesto se si sentiva più vicino ad Alfano o a Renzi non si è sbilanciato: «Lei sa cosa Alfano o Renzi abbiano in testa di proporre concretamente agli italiani?». Così, tra destra e sinistra, Passera ha detto che «oggi è più il momento delle idee: quando a gennaio presentiamo il programma vedrà che ci sarà tanto consenso da entrambe le parti». Nessuna intenzione, però, di candidarsi per un ennesimo terzo polo: «Di terze vie centriste non ce n'è». Non senza una bella stoccata a Luca di Montezemolo: «Il mio progetto ha dentro un bisogno di coraggio grosso che Montezemolo non ha avuto».

Sulla legge elettorale Passera non si schiera con proporzionale o maggioritario, ma dice che «oggi la priorità è far fuori il Porcellum che esclude i cittadini dalla politica». Qualunque altro sistema è meglio, dunque. Sul lato economico, non buono il giudizio sulla legge di Stabilità: «Non favorisce lo sviluppo», mentre «bisogna mettere più soldi in tasca alla gente col cuneo fiscale, pagare le imprese per l'enorme debito delle Pubbliche amministrazioni e rimettere in moto gli investimenti». Per muovere un'economia da 1.600 miliardi di Pil non ne possono bastare 5 o 10, «bisogna mobilitarne 2-300». E l'ex ministro sa anche dove trovarli? «Ne parliamo a gennaio. Lasciamo un attimo di suspense», risponde.
Ora andranno viste le reazioni e, su queste, le prossime mosse di Passera. Che, in questo suo progetto sta bene attento a non bruciare sodali e collaboratori che, via via andranno a comporre il suo team.

Si sa degli ottimi rapporti con i giovani collaboratori rimasti al Mise, quali Stefano Firpo, Stefano Porro e Leonardo Senni. Ma anche con il consigliere della diplomazia economica della Farnesina Alessandro Fusacchia. Più altri manager, economisti e imprenditori che per ora, restano nell'ombra.

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