"Non ho da riferire alcuna conoscenza utile al processo, come sarei ben lieto di potere fare se davvero ne avessi da riferire". È questo un passaggio della lettera inviata dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, alla Corte d’Assise di Palermo che celebra il processo sulla trattativa Stato-mafia. Il presidente della Repubblica, su richiesta della Procura, era stato citato come teste per riferire di una lettera ricevuta dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio. La lettera del capo dello Stato è stata depositata dal presidente della Corte questa mattina. "Dei problemi relativi alle modalità dell’eventuale mia testimonianza la Corte da lei presieduta è peraltro certamente consapevole come ha, nell’ordinanza del 17 ottobre, dimostrato di esserlo, dei limiti contenutistici da osservare ai sensi della sentenza della Corte Costituzionale del 4 dicembre 2012", ha aggiunto il presidente della Repubblica. Che poi ha scritto: "L’essenziale è il non avere io in alcun modo ricevuto dal dottor D’Ambrosio qualsiasi ragguaglio o specificazione circa le ipotesi, solo ipotesi da lui enucleate".
"Ferma restando la nostra opinione critica e negativa circa il comportamento della Procura di Palermo e il suo modo di condurre il processo sulla trattativa Stato-mafia, è quanto meno singolare che il presidente della Repubblica chieda a Silvio Berlusconi il rispetto delle regole processuali e un comportamento istituzionalmente corretto, come se manifestare contro una sentenza ingiusta e contro l’omicidio politico del leader del centrodestra rappresentasse una scorrettezza, per poi scrivere una
lettera in cui annuncia in modo irrituale che non andrà a testimoniare a
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.