La tregua fiscale, i miti e la necessità

Non pagare una cartella esattoriale non vuol dire necessariamente essere un evasore. È difficile far capire ai nostri censori il fatto che l'obbligo tributario, soprattutto in momenti di crisi, diventa insostenibile

La tregua fiscale, i miti e la necessità

Il governo per bocca del suo viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, ha fatto sapere che nella prossima legge di bilancio si procederà ad una «tregua fiscale». Mancano i dettagli. Ma il principio è semplice. Verranno cancellate tutte quelle vecchie cartelle esattoriali (sotto mille euro e fino al 2015) che per le Finanze sarebbe stato troppo costoso esigere. Inoltre si riducono (semplifichiamo) sanzioni e interessi per le cartelle di dimensioni più elevate; in alcuni casi si riduce persino l'importo della tassa originariamente dovuta. C'è chi ha sempre gridato ad un indebito aiuto agli evasori, in particolare a coloro che svolgono lavori autonomi e professionali. Nulla di più falso.

Intanto è bene sottolineare un aspetto che spesso non è chiaro ai moralisti tributari. Non pagare una cartella esattoriale non vuol dire necessariamente essere un evasore. A parte la montagna di debiti che hanno società fallite, ci sono un mucchio di cartelle che sono arrivate a persone fisiche che non hanno materialmente i quattrini per pagare. È difficile far capire ai nostri censori il fatto che l'obbligo tributario, soprattutto in momenti di crisi, diventa insostenibile e che in più di un caso non si paga ciò che si dichiara, semplicemente perché non si ha più un becco di un quattrino sul proprio conto corrente.

Ciò non vuol dire che non esiste l'evasione fiscale. Ma anche su questo occorre fare un po' di pulizia intellettuale. La commissione che se ne occupa e che ogni anno produce un resoconto allegato ai documenti finanziari ci ha detto che sta diminuendo. Non avrete sicuramente trovato grandi titoli che ricordino come nel 2019 sia scesa sotto quota 100 miliardi e nel 2020 si avvia a scendere ancora di più. Questa «nobile» commissione comunica inoltre che l'evasione strettamente fiscale (al netto di quella contributiva) è di 75 miliardi: dunque ancora meno. La medesima commissione non può esimersi dal notare che secondo lei i due terzi di questa evasione deriverebbero dal lavoro autonomo. Hanno ragione Eutekne ed Enrico Zanetti a porsi una domanda retorica: come è possibile che l'economia sommersa in Italia sia 188 miliardi, sempre secondo le stime governative, e l'evasione dei soli autonomi di quasi settanta rispetto ai cinque dei lavoratori dipendenti? Si intende forse che nel sommerso non ci sia alcun lavoratore dipendente (ovviamente non regolare e dunque sommerso)?

Insomma la tendenza politica e intellettuale che si scandalizza per la cancellazione delle cartelle e la

riduzione delle sanzioni si basa su due presupposti fuorvianti. Il primo è che si premino degli spudorati evasori e il secondo è che essi siano tutti lavoratori autonomi.
È falsa sia la prima sia la seconda presunzione.

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