È triste inciampare sulle pietre d'inciampo

Senza cura il ricordo dei deportati nei campi di concentramento

È triste inciampare sulle pietre d'inciampo
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Sprofondano nel cemento, si nascondono tra le buche del marciapiede e quando passi loro accanto, quasi ti vergogni per lo stato di manutenzione intorno alle pietre d'inciampo di via Mario Giuriati, le targhe d'ottone che ricordano, con i loro nomi incisi e scavati nella pietra, i tanti deportati durante la Shoah, i luoghi, i palazzi, le scale dai quali furono trascinati via. Via Mario Giuriati, stradina vicina a piazza Grandi, è uno dei luoghi milanesi dove il ricordo è più forte. È molto meritorio da parte del Comune insistere nello studio, nella ricerca e, il 27 gennaio d'ogni anno e non solo, nel rendere memoria e onore pubblici alle vittime del nazi-fascismo, in gran parte deportate nei campi di sterminio che hanno nomi oscuri come Auschwitz. Ciò che rischia di danneggiare l'impegno di molti è l'incuria che colpisce le targhe d'ottone e i marciapiedi sui quali sono adagiati.

La trascuratezza contrasta con l'impegno di abitanti e custodi dei palazzi di quella stradina di case basse, che lavano la strada davanti ai portoni e tengono in bella vista fiori e piante di cui tutti possono godere in ogni stagione dell'anno (nella foto, targhe ben curate). Pulizia e bellezza. Può sembrare piccola cosa, eppure è triste lasciar sprofondare la memoria nella mancanza di cure.

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