Bersani tende la mano a D'Alema: "Rinnoviamo insieme"

Tutta l'opinione pubblica vuole la testa di D'Alema. Ma sono oltre 30 gli onorevoli che siedono in Aula da decenni. Per non farsi rottamare Bersani cambia strategia

Alla fine anche il disegnatore Sergio Staino ha gettato la spugna. "Io voglio tanto tanto bene a D’Alema e vederlo trattatato così da un ragazzino altezzoso fa male, ma...". Il padre di Bobo non usa mezzi termini: "Perché non dà un segnale nobile come Veltroni? Non è una resa, è un mettersi a disposizione rispetto a una storia che è alle spalle, chiusa, finita". A guardare la baraonda che ha creato l'appello del sindaco di Firenze Matteo Renzi di rottamare la vecchia classe dirigente piddì, sembrerebbe che tutto ruoti sul presidente del Copasir. Adesso tutta la stampa progressista vuole un suo passo indietro per dimostrare che il Partito democratico si sta rinnovando. Eppure D'Alema non è certo il solo dinosauro a sedere in parlamento tra le fila del Pd. Per questo, al fine di evitare una rottamazione generale, Pier Luigi Bersani ha intuito il rischio e ha subito teso la mano al compagno di partito: "Faremo un rinnovamento lavorando tutti insieme".

Il beau geste di walter Veltroni non ha fatto altro che dare un altro schiaffo in faccia ai vertici democrat che non vogliono schiodarsi dalla propria poltrona. Proprio ora che il vento dell'anti politica si sta abbattendo contro il centrodestra, l'establishment di via del Nazareno sente nell'aria l'occasione giusta per "arraffare" una poltrana buona (e di peso) alla prossima tornata elettorale. Un ministero, la presidenza di una delle due Camere, un incarico da sottosegretario. Massimo D'Alema (classe 1945, già Presidente del Consiglio dei ministri dal 21 ottobre 1998 al 25 aprile 2000) è diventato il parafulmine del buovo che avanza e del vecchio da rottamare. Ovviamente, il presidente del Copasir non ha alcuna intenzione di farsi gettare via. "Se c’è qualcuno che crede che io ormai sia un cane morto, credo proprio che in termini di consensi reali, nel partito e nel Paese, si stia sbagliando - avverte - e se ne accorgerà". In una intervista a Repubblica, l’ex premier fa sapere che la sua ricandidatura verrà valutata, "nelle sedi deputate e al momento opportuno". "Quello che mi sta a cuore, adesso, è difendere la mia, la nostra storia. Noi abbiamo governato questo Paese, noi lo abbiamo portato in Europa", ha continuato D'Alema spiegando che non è Bersani a decidere ma il partito, proprio come prevede lo statuto del partito. "Il segretario non mi ha assolutamente scaricato. Non è il capo che fa le liste", ha concluso D’Alema ricorda.

Sicuramente D'Alema, insieme a Livia Turco e ad Anna Finocchiaro, detiene lo scettro dei più "vecchi" che siedono in parlamento. I tre vantano la bellezza di sette legislature. "Se lo faccio io devono farlo anche gli altri - ha tuonato nei giorni scorsi la Turco - e soprattutto le altre, o ci sono altre mie colleghe che hanno qualcosa più di me? Perché se me ne vado io non se ne devono andare anche loro?". I maligni dicono che alla capogruppo dei senatori devono essere fischiate le orecchie. Il fatto è che, oltre a Veltroni (sei legislature alle spalle), nessuno sembra disposto a fare un passo indietro. Dati alla mano la lista è davvero lunga (leggi qui). E tra i nomi non ci sono solo i papaveri del Pd, ma fiocca anche una selva di volti meno noti e da sempre dietro alle quinte dei palazzi romani. Ma andiamo con ordine. Dopo gli ever green da sette legislature, abbiamo i deputati Franco Marini e Anna Serafini (sei legislature), i deputati Rosi Bindi, Pierluigi Castagnetti, Piero Fassino e Giovanna Melandri (cinque legislature). A Palazzo Madama, poi, sempre con cinque legislature sulle spalle spuntano Giuseppe Lumia e Enrico Morando. Sconfinata, invece, la pletora di onorevoli che hanno festeggiato i quattro mandati in parlamento: Sesa Amici, Gianclaudio Bressa, Lino Duilio, Giuseppe Fioroni, Antonio Luongo, Alessandro Maran, Cesare Marini, Giorgio Merlo, Arturo Parisi, Mario Pepe, Giuseppina Servodio, Ugo Sposetti e Michele Ventura. Un po' meno folta quella di Palazzo Madama: Mauro Agostini, Enzo Bianco, Antonio Cabras, Franca Chiaramonte, Mariapia Garavaglia, Marco Follini, Paolo Giarretta e Tiziano Treu. Ovviamente, tutti questi non fiatano.

Legge di stabilità

Il segretario del Pd è tornato a chiarire che sulla legge di stabilità chiederà delle correzione.

"Ho già detto al governo - ha sottolineato - che non ci si è parlati prima toccherà parlarsi dopo. In tutto questo giro Irpef, detrazioni, Iva, considerate tutte le criticità di questa cosa, qualcosina arriva in tasca anche a me, ma non la voglio".

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