Tutto l'orgoglio siciliano made in Dolce&Gabbana

L'Italia vista dalla moda è un Paese meraviglioso, capace di fondere la modernità con un'antica cultura del fare e di brillare come una stella luminosa nel cielo cupo della crisi internazionale. Ieri alle sfilate di Giorgio Armani, Dolce & Gabbana e Marni ci siamo sentiti più ricchi dei tedeschi e dei cinesi messi insieme, più forti degli americani e più contenti di tutti perché nell'esser poveri ma belli come gli spagnoli oppure i greci, noi italiani abbiamo scritto nel Dna un senso estetico del giusto e del vero che non può essere misurato dallo spread e dal tasso di disoccupazione. «Fare scuola per il valore è impegnativo ma rende anche molto felici» dice infatti Giorgio Armani presentando la sua stupefacente collezione per l'estate 2013 dedicata a un'idea di donna che brilla di luce propria come un'intera galassia iridescente nel firmamento della femminilità. «Viva l'Italia» rispondono invece Domenico Dolce e Stefano Gabbana letteralmente travolti da baci e complimenti nel backstage dopo l'emozionante spettacolo di una sfilata in cui tutto parla della tradizione estetica siciliana e dell'evoluzione del fatto a mano in un mondo che ha sempre più bisogno di cose vere, rispetto per il passato e sguardi rivolti al futuro. «Una bravura commovente» diciamo noi a Consuelo Castiglioni che è sempre stata bravissima nel dare a Marni un'interessante cacofonia intellettuale, ma questa volta si è semplicemente arresa al bello trasformando le sue eterne ragazze in vere signore, le più chic che si possano immaginare. Inevitabile a questo punto chiedersi cosa abbiano in comune le tre collezioni. A prima vista verrebbe da dire nulla tranne la nazionalità degli stilisti, ma è proprio questo il punto: un modo italiano di fare moda. Giorgio Armani, per esempio, è un signore nato a Piacenza che nel tempo ha costruito un impero industriale con 5700 dipendenti. Procede sempre per sottrazione per cui se allunga le gonne elimina i tacchi, se aggiunge i ricami semplifica le forme, se gioca con la luce dei cristalli lo fa fino in fondo ma poi riduce le scelte cromatiche a una soffusa sinfonia di grigio perla, nero, turchese virato sul giada e blu. Il risultato è una bellezza siderale che passa dal giorno alla notte senza soluzione di continuità pur avendo sempre presente il sacrosanto rispetto delle occasioni dell'abito. Perfino gli accessori che Re Giorgio misura con encomiabile severità stavolta volano come polvere di stelle (uno per tutti la mezza tocque luccicante al posto del cappello) su questa donna capace di mistero. Dolce & Gabbana, invece, sono il magico duo che ha trasformato la Sicilia nella patria d'elezione di un comune pensiero creativo. Per cui non importa se Domenico è nato a Polizzi Generosa e Stefano viene dal nord: insieme hanno saputo trasformare in moda del nostro tempo pupi, carretti siciliani, ceramiche di Caltagirone, lavori all'uncinetto e perfino i lavori fatti a mano dal cestaio di Salina. Indimenticabili i modelli in raffia ricamati da innumerevoli coralli, tutti gli accessori a cominciare dalle affusolate scarpine lavorate a crochet per finire con le zeppe-carretto e le borsette con la scritta «Isole Eolie» sotto la cerniera. I tacchi delle scarpe di Marni citano Carlo Mollino, le linee degli abiti staccati dal corpo hanno i volumi controllati della pura geometria mentre stampe e decori rimandano al Bauhaus di Anni Albers con incredibile naturalezza. «Abbiamo un laboratorio sotto i nostri uffici di Milano in cui sperimentiamo tessuti e materiali prima di confezionare i campioni» spiega Consuelo Castiglioni davanti a un sublime vestito a quadri bianchi e neri fil coupè. C'è un cappottino-capolavoro con gli stessi incredibili fiori in tecno broccato che nel vestito da sera a un certo punto diventano paillette senza comunque alterare la leggerezza del capo. Insomma ha proprio ragione Laura Biagiotti quando dice che c'è molto pensiero dietro alla moda: arte e artificio sono la grande risorsa del made in Italy.

La sua risposta alla crisi sta in un bellissimo vestito di cashmere ultralight con i colori e le righe dei quadri di Ben Nicholson. Piace perfino a Ronn Moss, il Ridge di Beautiful, un mito in prima fila dalla mitica signora.

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