Sequestro Labate, prove tecniche di terrorismo

Il sindacalista Bruno Labate, vittima del rapimento delle BR, ricorda nell'incontro organizzato dall'Ugl ad Alseno (Pc), come quella vicenda rappresenta ora un motivo d'orgoglio e lo fece diventare un esempio per i lavoratori dell'epoca

Sequestro Labate, prove tecniche di terrorismo
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È partita dal sequestro Labate, che rappresentò un fatto tanto grave quanto capace di suscitare un moto di reazione che contribuì a vanificare i propositi di terrore che animavano i brigatisti rossi, il ritrovato punto di connessione fra sindacalisti fuori dal sistema di ieri e di oggi, nel convegno organizzato dall'Ugl con il patrocinio del Comune di Alseno nella splendida cornice del Castello di Castelnuovo Fogliani. L’evento è stato il primo di una serie di incontri culturali che UGL sta organizzando sul territorio di Piacenza

Una serata per non dimenticare

Grande partecipazione all'incontro da parte di dirigenti sindacali e e lavoratori ma anche di giovani studenti, che si è aperto con il saluto del vicesindaco di Alseno, Emiliano Lommi che ha introdotto la serata moderata poi dal giornalista Lorenzo Cafarchio. Quello di Labate fu un episodio motivo di orgoglio per UGL (ai tempi Cisnal) e un esempio di coraggio per i militanti UGL di oggi in un sindacato che, certo meno violentemente, deve quotidianamente fare i conti con il suo essere “fuori dal sistema”.

La serata si è aperta con cortometraggio realizzato da Ugl dal titolo: “Sequestro Labate, prove tecniche di terrorismo” seguita dalle riflessioni del protagonista non solo in merito all’ accaduto, già approfondito nel video, ma sugli effetti sperati e non ottenuti dalle BR, che avevano l’obiettivo di dissuadere i lavoratori ad avvicinarsi alla CISNAL paventando inesistenti legami tra l’organizzazione sindacale e gli interessi della FIAT. Ottennero invece l'effetto opposto. In seguito al sequestro non solo nessun dirigente sindacale CISNAL diede le dimissioni, ma nuovi elementi si avvicinarono all’ organizzazione sindacale riconoscendo la determinazione e caparbietà che la caratterizzava.

L'intervento di Labate

Le parole di Bruno Labate, sono state caratterizzate dalla lucidità di un protagonista della storia sindacale dell’Italia, che ha poi fatto una serie di considerazioni relativamente al mondo del lavoro e politico nel periodo immediatamente successivo al sequestro e fino ai giorni nostri, rispondendo alle domande di Lorenzo Cafarchio. Il suo messaggio conclusivo è stato rivolto ai giovani dirigenti sindacali presenti, invitandoli a proseguire nell’attività sindacale cui ha dedicato gran parte della sua esistenza.

Le parole del segretario De Rosa

Numerosi anche gli interventi degli altri partecipanti come quello di Pino De Rosa segretario UGL-UTL di Piacenza, che ha voluto videnziare una sorta di nemesi storica. "Il sequestro Labate da parte delle BR trovava ragione nella convinzione secondo la quale la CISNAL, poiché connivente con la “classe dei capitalisti” era di ostacolo alle rivendicazioni “rivoluzionarie” dell’operaismo di sinistra, ne poteva causare il fallimento".

De Rosa ha poi aggiunto: "E’ stata poi la storia a decretare chi davvero ha dimostrato chi ha avuto connessioni con le aziende e le organizzazioni datoriali ignorando le esigenze dei lavoratori. Questo i lavoratori l’hanno capito e proprio Ugl, nata da quelle profonde radici Cisnal, rappresenta oggi l’alternativa credibile che rimane ai lavoratori per essere rappresentati. Le difficoltà che incontra UGL, che vede spesso saldamente legati datori di lavoro e sindacati del sistema, non deve essere percepita come un problema ma come un punto di forza che fa di UGL proprio “l’altro sindacato”. Serate come quelle di Alseno, ha concluso De Rosa, servono a capire “perché siamo UGL” e “grazie a chi siamo qui”.

Il sequesto Labate

Bruno Labate, sindacalista CISNAL dello stabilimento FIAT di Mirafiori a Torino, fu sequestrato il 12 febbraio 1973. Fu quella la prima azione rilevante delle Brigate Rosse nella capitale dell'industria automobilistica italiana. Labate, segretario provinciale della CISNAL, il sindacato legato al Movimento Sociale Italiano, venne catturato alle 9,30 di mattina in via Biamonti 15 a Torino, messo su un furgone dove iniziò il suo interrogatorio che durò oltre 5 ore, che fu poi completato in una stanza semibuia in un appartamento brigatista sulle colline torinesi.

Venne quindi rasato a zero messo in mutande e portato alle 13:25 vicino al cancello n.1 di entrata e uscita degli operai della fabbrica di Mirafiori, in coincidenza dell'ora di uscita degli operai del turno di lavoro mattutino.

Il sindacalista fu incatenato ad un palo, con un cartello appeso al collo, inneggiante all'organizzazione della resistenza proletaria sul terreno della lotta armata, mentre i quattro brigatisti Renato Curcio, Margherita Cagol, Paolo Maurizio Ferrari e Alfredo Bonavita a viso scoperto distribuivano volantini agli operai presenti. Labate rimase alla gogna circa un'ora, circondato dagli operai che lo dileggiavano fino all'arrivo delle forze dell'ordine che lo liberarono.

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