
«Se ho una notizia la pubblico». Da anni è il «mantra» dei giornalisti amici delle Procure. C'è da chiedersi se quel mantra valga anche per noi de «Il Giornale». Il «Fatto Quotidiano» - bibbia e gazzetta di Procuropoli - in parte ce lo riconosce. Ma solo in parte. Al centro dell'interesse de «Il Fatto» per il nostro quotidiano c'è l'articolo in cui giovedì rivelavamo, documenti alla mano, come il rifugiato sud sudanese David Yambio, fonte di tante notizie sul torturatore libico Njeem Osama Al Masri, risulti indagato per «associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina». Un'evidenza ripresa paro paro da un documento del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno del 6 maggio 2024. E fin qui «Il Fatto Quotidiano» sembra non rimproverarci nulla. Infatti ci riconosce di aver «giustamente pubblicato una notizia». Riconosciuto l'innegabile ecco però la stilettata ovvero l'accusa di «avvisare un indagato dell'inchiesta che lo riguarda». Anche perché aggiunge il quotidiano - evidentemente convertito alla rigorosa tutela del segreto istruttorio -
«la Procura di Palermo sarà ora costretta a indagare per capire chi abbia danneggiato l'indagine in corso». L' accusa nasconde due contraddizioni a dir poco surreali. La prima è di provenire da chi ha fatto carne di porco del segreto istruttorio e ha trasformato le intercettazioni in segreti di Pulcinella. La seconda è di venir formulata in un Paese dove il premier Silvio Berlusconi apprese dal Corriere della Sera di esser indagato. Ma aldilà di questi dettagli c'è qualcos'altro che dovrebbe premere al «Fatto Quotidiano». Il «Testo unico sui doveri del giornalista» spiega che un buon professionista «ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti». Il dovere riguarda anche l' attendibilità delle fonti. Un'attendibilità che nel caso specifico di David Yambio, fonte d'ispirazione per tutte le accuse di sevizie ai migranti riprese dalla stampa italiana, va forse vagliata. Soprattutto se scopriamo che il grande accusatore rischia di trasformarsi in un novello Soumahoro indagato per «favoreggiamento dell'immigrazione clandestina». Ma ci sono altri due elementi riguardanti la «verità sostanziale dei fatti». Il primo è che «Il Giornale» - al
«Fatto Quotidiano» si rileggano il pezzo - non ha mai scritto di indagini su Luca Casarini, boss di Mediterranea Saving Humans. Il secondo è legato alla vicenda dello «spywire Graphite di Paragon» il cui uso, secondo alcune tesi, sarebbe stato ordinato dal governo per spiare Yambio e altri paladini dei migranti. La data del 6 maggio 2024, stampata sul documento, fa capire come le indagini su Yambio e l'interessamento - indicato in oggetto - per «Ong Mediterranea Saving Humans» e l' eventuale «attività di agevolazione degli spostamenti di migranti clandestini sul territorio nazionale» sia ben precedente allo scoppio del caso Al Masri. Un interessamento che evidentemente implicava anche qualche intercettazione.
Non a caso nel documento le utenze telefoniche a disposizione di David Yambio sono indicate come «oggetto di attività tecnica a far data dal 23 marzo scorso». Yambio e compagnia, insomma, erano intercettati da quasi un anno. E quindi ben prima del caso Al Masri.
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