Da stropicciarsi gli occhi: per i giudici della Cassazione il Dc9 dell'Itavia caduto nei mari di Ustica fu abbattuto da un missile. Come si diceva negli anni Ottanta, ai tempi del film denuncia Il muro di gomma e delle inchieste giornalistiche di Andrea Purgatori, ma come era stato escluso qualche anno più tardi, dopo ulteriori approfondimenti. Sono passati più di trent'anni dai fatti ma i colpi di scena si susseguono. E la storia viene ingoiata dalla cronaca: il clamoroso contrordine è firmato dai magistrati della terza sezione civile della Suprema corte che oggi riscrivono la storia di quella tragedia costata la vita a 81 persone. E danno per sicura una verità che i loro colleghi del penale avevano cercato invano gettando infine la spugna in un labirinto di interpretazioni e ipotesi. La teoria del missile era stata anzi accantonata al termine di sofisticate e costosissime ricerche condotte in fondo al mare con l'ausilio delle più avanzate tecnologie. Nulla, nemmeno un frammento piccolo piccolo della fantomatica testata, era affiorato dall'acqua e alla fine, sia pure a malincuore, i giudici avevano dovuto abbandonare la pista battuta con tenacia per tanto tempo, ripiegando infine su una near collision. Ovvero, una semicollisione fra lo sfortunato velivolo e un altro aereo fantasma che, nel mezzo di una mai dimostrata battaglia aerea, si era riparato dietro la sagoma dell'Itavia.
Scienza e fantascienza per una sfibrante fiction giudiziaria che si era chiusa all'italiana, senza una ricostruzione condivisa e plausibile di quel che era accaduto la sera del 27 giugno 1980. Ora, a sorpresa, la Cassazione, sia pure quella civile, ci spiega che non avevamo capito niente: «La tesi del missile è abbondantemente e congruamente motivata». Per questo devono scattare i risarcimenti nei confronti dei parenti delle vittime che non furono tutelate da uno Stato che non offriva sicurezza e anzi tollerava pericolosissimi wargames nei suoi cieli.
Ricapitolando: non c'è un frammento uno del missile che sia stato ripescato nel mar Tirreno, e non c'è neppure la prova provata della sempre evocata battaglia fra francesi e libici o chissà chi. Però i risarcimenti devono essere pagati da uno Stato slabbrato che non è riuscito in alcun modo a stabilire come andarono le cose. Ora la magistratura aggiunge un tocco surreale alla vicenda: mai provata la bomba a bordo, sostenuta con molti ma e molti se la teoria della semicollisione, ora torna in auge il missile. In una sorta di gioco dell'oca in cui le diverse corti continuano a sentenziare e a offrire scorci contrastanti che è impossibile mettere in fila. Al bancone della giustizia ciascuno può prendere il pezzo di verdetto che più gli fa comodo.
O addirittura un'intera sentenza, perché, a stare bassi, il nostro sistema è double face. Se non di più. Al prossimo appuntamento, e non c'è il minimo dubbio in proposito, ci stropicceremo un'altra volta gli occhi. E aggiungeremo un altro capitolo a questo intreccio fantastico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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