Vannacci, altro passo di lato. È giallo sul "suo" movimento

Già online il sito del "Mondo al contrario", che cerca adesioni e si ispira al generale. Lui: "Non ne so nulla"

Vannacci, altro passo di lato. È giallo sul "suo" movimento
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Se due indizi non fanno una prova, due assenze fanno un caso. Il generale Vannacci sembra aver scelto la strada del defilamento, quello che in gergo militare indica la protezione di un reparto o di una batteria. In questo caso, il militare sembra che stia provando però a proteggere se stesso. Ma da cosa? Dalle polemiche e dalle strumentalizzazioni, forse? Prima il dietrofront alla kermesse organizzata da Affari Italiani a Ceglie Messapica. Motivazione? «Ha una connotazione politica». Poi la rapidissima partecipazione (ha fatto solo un veloce saluto telefonico) alla presentazione ufficiale a Lamezia Terme del movimento «Il Mondo al Contrario» ispirato proprio al famigerato libro e ideato da una vecchia conoscenza del generale Vannacci, ovvero il tenente colonnello Fabio Filomeni, ufficiale dell'Esercito in pensione nonché incursore del 9° Reggimento d'assalto paracadutisti «Col Moschin» con missioni in Somalia, Bosnia, Kosovo, Albania, Iraq. Oltre alla foto del profilo Facebook, che li vede sorridenti e abbracciati, il legame tra i due traspare per altre ragioni e ha origini lontane. I due hanno in comune molte cose, a cominciare dal fatto che anche Filomeni ha scritto un libro autoprodotto dal titolo «Morire per la Nato?».

Ma c'è un altro testo che evidenzia ancor di più lo stretto legame tra i due e che dal titolo fa capire subito di cosa parla: «Baghdad: ribellione di un Generale», «Non abbandono i miei uomini esposti all'uranio impoverito». Nella descrizione si legge: «Sullo sfondo, la triste vicenda dell'esposizione all'uranio impoverito dei nostri militari che, ad oggi, conta 382 vittime e oltre 7.000 gravemente ammalati. L'autore, che si trovava al fianco del generale Roberto Vannacci con l'incarico di responsabile del servizio prevenzione e protezione dai rischi, ha deciso di rendere pubblica la versione dei fatti». Diciamo che non sarebbe azzardato definire Filomeni l'agiografo di Vannacci. Ma il movimento che si ispira al testo del generale quale scopo si prefigge? Stando a quanto dichiarato, sarebbe quello di costituire un centro di aggregazione del pensiero di tutti coloro che credono nella libertà di espressione, diritto sancito dalla nostra Costituzione. Nulla di politico, insomma. Almeno per il momento. Sul sito web del movimento si leggono motti patriottici, inni alla tradizione e dichiarazioni di intenti contro la dittatura del pensiero unico. «Una società in cui la definizione di NORMALITÀ è in mano a pochi e la maggioranza deve conformarsi alla minoranza non è di certo la società per cui hanno lottato i nostri padri e i nostri nonni. Si tratta di una cultura repressiva», recita uno di questi. «Libertà e diversità, progresso e tradizione, possono e devono coesistere. È questo ciò in cui crediamo, sono questi i valori che vogliamo affermare», si legge ancora.

Non è chiaro il motivo per cui Vannacci alla fine abbia deciso di non intervenire telefonicamente. Forse lo ha fatto per non destare ulteriori polemiche o per una sorta di rispetto nei confronti dell'ultimo richiamo neanche troppo velato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ciò che è indubbio è che, pur in contumacia, la politica continua a dividersi e a parlare di lui. Ieri il commento più duro è arrivato dal leader di Italia Viva Matteo Renzi. Che ha tuonato: «Il generale Vannacci ha tutto il diritto di fare politica: si tolga la divisa, dimettendosi, e si candidi dove vuole. Ma finché è in attività rispetti le regole: l'Esercito difende la Patria e forma i soldati, non aspiranti influencer per talk show».

E il sindaco di Ceglie Messapica, Angelo Palmisano di Fratelli d'Italia ha commentato: «Io personalmente non l'avrei invitato ma credo che non avrebbe dato né tolto nulla alla manifestazione, rispetto alle stupidaggini che ha scritto sul suo libro, che non leggerò e che non comprerò».

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