Violenza sulle donne, Meloni: "Mi daranno della razzista ma incidenza maggiore da immigrati"

Giorgia Meloni ha sottolineato l'importanza di essere uniti per raggiungere gli stessi obiettivi: "Non ha senso cercare i buoni e i cattivi ed essere divisi"

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni
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La Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne è l'occasione per accendere un faro ancora più forte su una piaga italiana, ma non solo, che ogni anno miete migliaia di vittime. Vengono spesso analizzate le ragioni sociologiche del fenomeno, che spesso ha la sua matrice all'interno dell'ambito familiare. Sul tema quest'oggi è intervenuto anche il presidente del Consiglio, che ha voluto approfondire il tema in un'intervista rilasciata alla direttrice di "Donna Moderna", Maria Elena Viola. Senza inutili buonismi e fronzoli, Giorgia Meloni ha affrontato il tema di petto, senza nascondersi dietro un dito e dietro inutili ideologie.

"Quali interventi si possono mettere in campo per garantire maggiore sicurezza alle donne che hanno paura ad uscire da sole? Io vengo accusata ogni giorno di aver introdotto troppi nuovi reati… Il tema della sicurezza, soprattutto nelle nostre città, è sempre più evidente", ha spiegato il premier in modo molto pragmatico. "Noi abbiamo dato segnali molto importanti", ha proseguito, anche "attraverso le assunzioni nelle forze dell’ordine", con i reati “che servono per combattere l’insicurezza dilagante nelle nostre città”, e poi “il tema del contrasto all’immigrazione illegale di massa, una delle materie su cui il governo si spende di più". Tema tabù, questo, per la sinistra del nostro Paese che, infatti, per tutti gli anni che è stata al governo non è riuscita a intervenire in maniera concreta sulla prevenzione.

"Adesso verrò definita razzista, ma c’è una incidenza maggiore, purtroppo nei casi di violenza sessuale, da parte di persone immigrate, soprattutto illegalmente, perché quando non hai niente si produce una degenerazione che può portare da ogni parte", ha proseguito il premier, che parla numeri alla mano. Gli stranieri nel nostro Paese rappresentano l'8% dell'intera popolazione sul territorio e nel nostro Paese nel 2023 ci sono state 5.832 violenze sessuali e di queste 2.524 sono state compiute da stranieri, ossia il 43,3% del totale compiute da una rappresentanza dell'8% di tutta la popolazione. Gli atti persecutori, nello stesso anno, sono stati 18.043, di cui 3.332 compiuti da stranieri. E i maltrattamenti contro familiari e conviventi sono stati 27.659, di cui 7.824 fatti da stranieri.

L'incidenza dei reati compiuti dagli stranieri, come si evince e come ha spiegato il premier, risulta essere molto alta. "C’è un lavoro qui che è soprattutto securitario, la dimensione culturale c’entra di meno. Bisogna garantire la presenza delle forze dell’ordine, garantire che ci siano i reati, garantire che quando qualcuno commette un reato paghi per quel reato, che è un altro tema che abbiamo in Italia", ha proseguito. Ma quindi, aggiunge, "Cosa si può fare di più per la formazione di magistrati e forze dell’ordine che trattano casi di violenza sulle donne? È molto difficile capire come una persona reagisce o può reagire, c’è un tema di paura, di vergogna, è una sfera estremamente intima, quindi ci vuole per forza una formazione che sia specifica". È un aspetto che è stato previsto per i magistrati nell'ultima legge fatta.

"L'Italia ha una legislazione molto importante su questa materia, legislazione alla quale tra l'altro ha contribuito anche questo governo con un'ultima legge approvata un anno fa all'unanimità dalle forze politiche. Una delle poche cose che siamo riusciti ad approvare all'unanimità", ha spiegato il premier, sottolineando che, forse, "il dibattito non è sufficiente. Nel senso che io trovo che molto spesso di questa materia si parli un po' anche accettando magari lo scontro ideologico, su una materia sulla quale invece non ha proprio senso né dividersi né cercare il buono e il cattivo".

Le eurodeputate di Fratelli d’Italia-ECR Antonella Sberna vicepresidente del Parlamento europeo, Elena Donazzan, Chiara Gemma, Lara Magoni e Mariateresa Vivaldini, hanno diramato una nota dichiarando che "Abbiamo deciso di intraprendere un’azione simbolica contro la violenza sulle donne, una delle più gravi violazioni dei diritti umani nella nostra società, e per ricordare le efficaci azioni del Governo di Giorgia Meloni per sconfiggere una piaga inaccettabile. È una sfida globale per tutta l’Unione Europea". Quindi, aggiungono, "È una strage silenziosa, a cui il Governo italiano ha risposto con la legge contro la violenza su donne e ragazze, inasprendo le pene e individuando nuovi reati. Inoltre, ha sostenuto le vittime di maltrattamenti e violenza domestica, attraverso le risorse per finanziare il Piano d'azione antiviolenza e la rete di case-rifugio, il ‘reddito di libertà’ e, infine, sostenuto misure di protezione come il numero 1522". E concludono: "Come Fratelli d’Italia siamo uniti anche in Europa a lottare per una società più sicura e libera per donne e ragazze, affinché mai più si ripeta la triste cronaca di questi giorni. Il messaggio è univoco: non siete sole".

Scendere in piazza contro la violenza sulle donne e assaltare l’associazione Pro-Vita, vandalizzare la città, minacciare un ministro, il presidente del Consiglio e insultare le forze dell’ordine è quanto di più lontano ci sia dalla democrazia e dall’idea di solidarietà femminile. Quel che sembra è che questo, per altri gruppi, sia solo un pretesto come un altro per scendere in piazza e generare disordini”, ha dichiarato la senatrice Cinzia Pellegrino di Fratelli d’Italia. “Il governo sta agendo concretamente per contrastare il fenomeno: le denunce sono in aumento e le vittime sono in calo del 6%, ed è un inizio. Le norme robuste ci sono, la consapevolezza è in aumento.

Come dipartimento tutela vittime siamo da sempre in prima linea e oltre all’attività istituzionale promuoviamo i segnali di un amore malato: vogliamo rendere consapevoli le ragazze, le donne per aiutarle a immedesimarsi e capire quando la relazione va interrotta”.

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