Interventi chirurgici effettuati attraverso l’ombelico

Chirurgia non più invasiva, aiuti sostanziosi che arrivano dalla robotica, tumori curati in maniera personalizzata e con farmaci intelligenti, a partire da quelli biologici. Sono incoraggianti i passi in avanti fatti dalla medicina in campo ginecologico e l’Italia non è soltanto una spettatrice interessata. Anzi, sulla scena internazionale il Bel Paese è all’avanguardia, almeno in alcuni centri d’eccellenza diventati punti di riferimento per l’estero. Uno di questi è il dipartimento per la tutela della salute della donna e della vita nascente del Policlinico Gemelli di Roma, guidato dal professor Giovanni Scambia. «Il principio fondamentale – spiega – non è solo la cura, ma il rispetto della qualità della vita delle pazienti». Da qui, in primo luogo, l’utilizzo di tecniche leggere sia per le patologie benigne che per alcune maligne. «Interveniamo – racconta Scambia – attraverso l’ombelico, praticando dei piccoli fori e avvalendoci di ferri speciali». Così il dolore dopo l’operazione è praticamente assente e non rimane la minima traccia di cicatrici. «Non è solo un fatto estetico – precisa il professore – perché per ogni donna una cicatrice è anche il ricordo vivo di un’esperienza negativa, un confronto quotidiano con lo specchio». Per raggiungere questi livelli è stato importante il contributo di alcune aziende, ma il ruolo da protagonista lo ha avuto la ricerca clinica. «La metodica dell’ombelico chiamata LESS (Laparoendoscopic Single Site) – dice Scambia con una punta di orgoglio – l’abbiamo perfezionata qui al Gemelli. Siamo stati tra i primi al mondo».
Altro progresso fondamentale riguarda il tumore all’utero: «Tendenzialmente, nelle donne giovani, riusciamo in molti casi a salvare l’intero apparato genitale permettendo loro di concepire. Prima, invece, occorreva asportare tutto, finanche le ovaie. Naturalmente bisogna rivolgersi a esperti in oncologia, che hanno la competenza di valutare da caso a caso qual è la migliore strategia d’intervento». Una buona notizia di sicuro c’è e riguarda uno dei terreni più ostici del settore: la neoplasia ovarica, un male devastante perché difficile da diagnosticare e che dunque, di regola, viene affrontata in fase avanzata, quando è troppo tardi. «Le pazienti, nella metà dei casi – snocciola Scambia – le pazienti hanno superato i 5 anni di vita dopo l’intervento. Merito della chirurgia, che oggi riesce a effettuare interventi aggressivi con scarse complicanze». Merito anche dei farmaci, che favoriscono una gestione oculata della parte medica. Alcuni chemioterapici sono attivi ed efficaci e rispettano la qualità della vita non facendo cadere i capelli.

Quelli biologici già impiegati per i tumori al colon e alla mammella, stanno fornendo indicazioni interessanti anche in ginecologia. «Sta cambiando – conclude Scambia – la cultura della prevenzione. La protezione della salute della donna, è vista come un concetto di lungo periodo: inizia dall’adolescenza e prosegue fino alla menopausa».

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