Intorno all’Auditorium degrado e sporcizia

Valeria Arnaldi

«I luoghi della cultura, come quelli della musica, hanno la naturale funzione di fecondare il tessuto urbano, sottrarre la città all’imbarbarimento e restituirle quella qualità straordinaria che ha sempre avuto nella storia». Queste, secondo il testo di Renzo Piano pubblicato sul sito dell’Auditorium, le finalità della cultura e dei luoghi a essa deputati. Peccato che proprio gli «scarabei» del celebre architetto siano l’eccezione che conferma la teoria. Malgrado le promesse delle istituzioni e le accese speranze dei residenti, infatti, il complesso rimane una sorta di isola felice all’interno del Villaggio Olimpico, che, invece, è in evidente stato di abbandono, tanto nelle strutture che negli spazi verdi.
Il crescente degrado, «sfuggito» all’attenzione di comune e II municipio, attira rom e senzatetto che hanno trasformato le strade del villaggio in una bidonville. Vecchie roulotte arrugginite con la carrozzeria ammaccata e i finestrini rotti sono parcheggiate in piccoli gruppi in via Germania, a pochi passi dal supermercato e dal parco giochi per bambini, in viale della XVII Olimpiade e nelle strade sotto il viadotto di Corso Francia, poco distanti dall’Auditorium. Davanti a queste «abitazioni», inoltre, si trovano mini-salotti improvvisati, con sedie pieghevoli e vecchie poltrone, giornali, a volte giochi e passeggini per i più piccoli. Nessun problema per il bagno: ci si lava alle fontanelle della zona. Il punto forte della bidonville, però, è la vista. Le roulotte sono posizionate presso i giardini o vicino alle sculture in bronzo, firmate da Cataldi, provenienti dallo Stadio Nazionale del 1911. Non manca neanche il «lavoro», a giudicare dall’aumento della microcriminalità. Scippi e borseggi avvengono per lo più il venerdì mattina, quando in viale della XVII Olimpiade si tiene il tradizionale mercato. Frequentato da persone di tutte le zone di Roma, è il luogo ideale per confondersi tra la folla a caccia di bottino. A fine mattinata, quando il mercato chiude, in terra rimangono rifiuti e articoli di ogni tipo. Qui inizia la spesa di rom, poveri e senzatetto, che, dopo un’attenta valutazione, raccolgono gli oggetti ancora utilizzabili, lasciando in terra gli altri. L’ennesima testimonianza di degrado finisce per rivelarsi utile al quartiere. I rifiuti che non passano l’«esame», infatti, rimangono in terra per giorni. Ci sono buste, bucce di frutta, formaggi, avanzi di panini, stracci e vecchie scarpe spaiate, ma, soprattutto, ci sono bottiglie di birra e alcolici vari. Riconosciuta come «zona franca», infatti, il Villaggio Olimpico attira sbandati da diverse zone del Flaminio, convinti che la loro presenza non sarà fonte di problemi in un’area della città tanto trascurata da sembrare abbandonata a se stessa. Le strade sono dissestate a causa delle radici degli alberi ma anche del continuo viavai di camion e pullman che qui fanno le lezioni di scuola-guida. Dei giardini quasi non rimane traccia: il caldo estivo, unito alla mancanza di impianti d’irrigazione, li ha trasformati in sterrati. Rifiuti e sporcizia fanno il resto. I rami spezzati pendono dagli alberi, senza che nessuno, malgrado l’obiettiva pericolosità, provveda a rimuoverli. Buche e voragini nel terreno sono state transennate ma mai colmate, diventando mini-discariche. Basta fare pochi passi, però, per trovarsi in uno dei punti più belli di Roma, facilmente raggiungibile, con dovizia di segnalazioni, da ogni zona della città: l’Auditorium appunto.

Parlando del complesso da lui progettato, Renzo Piano conclude: «Strumenti musicali, immersi nel verde di un parco della Musica che scende da Villa Glori, avvolge i grandi liuti dell’Auditorium, i due gioielli dello stadio Flaminio e del Palazzetto dello sport e si spinge fino a viale Tiziano regalando alla città di Roma un grande parco di venti ettari abitato dalla Musica». Dalla musica e, adesso, anche da senzatetto e baraccati.

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