Des Moines, capitale dell'Iowa, è letteralmente invasa dai giornalisti. Il motivo di tanta attenzione è presto detto: domani si vota per scegliere il candidato repubblicano. Dopo un'attesa lunghissima parte, dunque, la lunga corsa delle primarie. Un rito democratico che porterà gli americani a individuare l'uomo che sfiderà Obama il prossimo 6 novembre. Secondo i sondaggi nel "granaio d'America" è una sfida a due tra Mitt Romney e Ron Paul. Tecnicamente i "caucus" dell'Iowa, stato poco popoloso, non contano molto per la vittoria finale perché assegnano pochi delegati. Ma piazzarsi bene conta in prospettiva futura: chi finisce bene qui può crescere in termini di credibilità, aumentando i contributi finanziari dei sostenitori.
Christie spinge Romney
L'ultimo colpo messo a segno da Romney è il pieno sostegno ricevuto da Chris Christie: il governatore del New Jersey, molto stimato nel Gop e con un profilo di conservatore doc, già a ottobre aveva dichiarato il proprio endorsement. Negli ultimi giorni, però, si è messo a fare campagna elettorale cercando di convincere gli elettori ancora indecisi. Potrebbe essere lui la carta vincente di Romney per il successo in Iowa.
Christie assicura a Romney un'importante copertura nell'elettorato più a destra, quello dei cristiano ultra tradizionalisti, inizialmente diffidenti verso un candidato mormone. Christie ha fatto sapere che Romney conquisterà la nomination lui è pronto a fargli da vice: "Dopo tre anni di Obama - ha detto Christie - siamo tutti senza speranza e senza cambiamento. Abbiamo bisogno che Romney ci restituisca il senso di queste due parole".
Sondaggi: ancora molti gli indecisi
Secondo l'ultimo sondaggio reso noto dal quotidiano Des Moines Register il 41% degli elettori non sa ancora chi voterà. Romney è dato favorito con il 24%. Ron Paul lo segue con il 22%. Terzo, a sorpresa (perché partiva dalle ultime file) è Rick Santorum, con il 15%. Ultra-conservatore, espressione della destra religiosa più spinta, fino a due settimane fa era considerato una nullità, ora può finire sul podio. Dietro Rick Perry e Michele Bachmann, rispettivamente all'11 e al 7%. Ma fino alla fine non vi sono certezze, soprattutto in considerazione del fatto che il numero degli indecisi è molto alto.
Ultimi comizi dei candidati
I candidati tengono i loro discorsi conclusivi. Ron Paul, tornato a casa in Texas nel weekend, farà il giro dei talk show televisivi; Santorum, Perry e Bachmann faranno altrettanto. Romney ha previsto apparizioni a Council Bluffs e ad Atlantic, dove lavorerà per cercare di massimizzare il suo vantaggio soprattutto nelle aree per lui più critiche, dove i conservatori più intransigenti continuano a essere diffidenti a causa della fede mormonica e dei suoi cambiamenti di posizione sulle questioni economico-sociali (l'accusano di essere un flip-flop).
E se vincesse Ron Paul?
Un primo posto in Iowa per Paul sarebbe per certi versi clamoroso: il candidato che si identifica più di tutti con l’area libertarian non ha mai fatto così bene. Nonostante le posizioni "estreme" in politica estera (è per l’isolazionismo più totale, a partire dall'uscita dall'Onu e dalla Nato) e l'idea di legalizzare le droghe leggere, a portagli consensi sono soprattutto le crociate contro le tasse e la spesa pubblica e le forti critiche alle guerre e le spese militari.
Chi rischia di più in Iowa
A rischiare più di tutti sono Newt Gingrich e Michele Bachmann. Il primo era dato tra i favoriti a inizio dicembre ma ha avuto un crollo che ha coinciso con il boom di Paul e Santorum. La seconda è la candidata locale: è deputata del Minnesota, ma è di casa essendo nata in Iowa. E soprattutto la scorsa estate aveva vinto una sorta di voto-sondaggio.
Ma non ha retto sul medio-lungo periodo, cedendo buona parte dei consensi a Rick Perry, un altro ex leader dei sondaggi caduto in basso, che per primo le ha portato via i voti dei cristiani evangelici. Se la Bachmann perdesse in modo pesante in Iowa per lei la partita potrebbe già essere arrivata al capolinea.
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