Irlanda furiosa: please si rigiochi la partita

Lo chiede il ministro della Giustizia dell'Eire. E Liam Brady, consulente del Trap, si rivolge a tutti i francesi: "Sono sicuro che tifosi e calciatori vorrebbero ripeterla, ma la loro federazione no... Perché è un business". I sospetti del Trap...

Irlanda furiosa: please 
si rigiochi la partita

Visto che siamo in Francia, Paese di formaggi (da ieri anche le bufale), rifugiati politici, champagne e, innanzitutto dicono loro, di letterati, si potrebbe citare Jean Paul Sartre e Le mani sporche. Qualsiasi riferimento a monsieur Thierry Henry è voluto al cento per cento. Non si può parlare d’altro, ieri notte sulle antenne di Rtl sono entrati in baruffa Domenech e Lizarazu, il commissario tecnico cercava di difendere il risultato, l’ex difensore basco lo ha messo all’angolo e colpito più volte al bersaglio grosso. Intanto l’ambasciatore del fair play, Henry appunto, se la spassava, sapendo di aver fatto fesso il mondo. Non è un momento felice per la Francia. Nicolas Sarkozy è il più presente nelle barzellette, dopo la bufala sulla sua partecipazione alla demolizione del Muro di Berlino; la di lui consorte, la prémière dame Carlà, ha voluto l’interprete nel viaggio tra i terremotati de l’Aquila; Zinedine Zidane, anch’egli in tribuna al Saint Denis, è rimasto nella cronaca e nella storia del mondiale per la zuccata a Materazzi. Alla mensa si è aggiunto Henry con il colpo di mano. Fa parte del calcio, ha detto senza nemmeno scusarsi, Domenech a Trapattoni che fumava rabbia mentre il tecnico francese ha evitato di incrociare Tardelli, memore delle baruffe volgari ai tempi dell’Under 21. Fa parte del calcio parlare di fair play, farsi il segno della croce e poi bluffare, bestemmiare, ingannare. Sarebbe stato bello se Henry avesse ammesso all’arbitro la propria colpa, sarebbe stato bello se i suoi compagni di squadra lo avessero spinto all’atto eroico, sarebbe stato bello se l’arbitro e l’assistente avessero visto l’infrazione, sarebbe bello se la Fifa prendesse provvedimenti nei confronti del giocatore e non soltanto del direttore di gara. Il calcio è questo, è lo slogan che accompagna il gioco e le sue risse. Il calcio non è questo se pensiamo alle truffe, alle corruzioni, al doping, al razzismo che lo contaminano. Se il presidente dell’Uefa prova a battersi per ripristinare antichi valori dovrebbe ricevere il supporto non politico ma attivo, sul campo, di alcuni suoi amici e colleghi, Henry è uno di questi, è il capitano della Francia così come lo fu Platini a suo tempo. Ha ammesso, a fine partita, di avere colpito il pallone con la mano, dunque può essere punito, senza necessariamente dover ricorrere alla prova tv, la stessa che tuttavia fu utilizzata a Berlino per «pescare» Zidane e spedirlo fuori dal gioco. Berlino sì, Parigi no, basta riflettere. La disciplina coinvolge anche la lealtà, qualcuno dovrebbe spiegare se è più grave colpire un avversario con una gomitata (comunque un fatto gravissimo) oppure ingannare l’arbitro e falsare il risultato con un atto volontariamente sleale. La Francia va al mondiale perché è un affare, strillano i giornali d’Irlanda e di Inghilterra. In verità la Francia va al mondiale per colpa degli errori degli irlandesi, Duff, O’Shea e Keane, e per la responsabilità dell’arbitro. La politica non c’entra, la Russia resta a casa, eliminata dalla Slovenia, così come la Grecia ha fatto fuori l’Ucraina che ospiterà i prossimi campionati europei. Non resta che aspettare le decisioni, eventuali, della Fifa ma qualcuno non si è ancora reso conto che ormai il massimo organismo mondiale fa soltanto politica e non si occupa più dello sport, della competizione agonistica, dell’applicazione delle regole e del loro rispetto. Il provvedimento assunto nei confronti di Diego Armando Maradona che aveva insultato i giornalisti suggerendo loro, in conferenza stampa, una fellatio e ribadendo l’invito con un gesto, è ridicolo: due mesi di squalifica, due mesi adesso che non si gioca, che le qualificazioni al mondiale si sono concluse, due mesi a guardare il sole argentino, così farà l’evasore fiscale che è molto temuto da Sepp Blatter. Non ci sono speranze, Henry ha portato a termine il suo sporco lavoro, la Francia si prepara al viaggio, la repubblica d’Irlanda torna nella sua isola ma non vuole restare isolata. Il ministro irlandese della Giustizia, Dermot Ahern, ha chiesto alla Fifa che la partita venga rigiocata, Liam Brady che all’Arsenal era stato nello staff tecnico che gestiva Henry e oggi è consulente di Trapattoni, si rivolge al popolo francese: «Volete andare avanti così? Che vincano gli imbroglioni? Sono sicuro che i tifosi e anche i calciatori vorrebbero rigiocare ma la federazione francese si opporrebbe perché il football è business». Parole al vento, inutile sperare che il football abbia un'anima.

Verrà il tempo in cui si sventoleranno le bandiere del fair play, Blatter sorriderà in tribuna cosiddetta d'onore, Thierry Henry, il capitano, canterà la marsigliese «allons enfants de la patrie». Meglio sarebbe: «de la main».

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