Irriducibili, la Spa del tifo da 1 milione di euro

Gli inquirenti: «Il salto di qualità si è avuto con la registrazione del marchio Original Fans»

Gian Marco Chiocci

da Roma

Irriducibili Spa. Lo screening finanziario che la Digos fa dei tifosi laziali protagonisti dell’inchiesta per aggiotaggio ed estorsione è la diretta conseguenza di quel che la «Sezione Tifoserie» della Direzione Centrale della polizia di prevenzione aveva preannunciato sul finire del 2004 allorché denunciava «la vocazione commerciale» di alcune frange organizzate «in particolare quella degli Irriducibili della Lazio» specializzata «in una particolare attività di merchandising». Nelle informative che irrobustiscono l’ordinanza d’arresto dei quattro capi ultrà, la Digos si sofferma sulla florida attività economica del gruppo che dal 1987 - soppiantati gli Eagles Supporters - detta legge in Curva Nord. Il salto di qualità «è stato la registrazione del marchio commerciale Original Fans attraverso il quale - scrive la Digos - il Direttivo dei tifosi è riuscito a sviluppare una attività economica di distribuzione di abbigliamento e gadgets andandosi a inserire in uno spazio di mercato lasciato vuoto dai vertici della società calcistica capitolina, allora guidata dalla famiglia Cragnotti, probabilmente per errate scelte commerciali della stessa e, comunque, con il consenso espresso con canali tutt’altro che ufficiali». Il riferimento va ai 15 punti vendita disseminati nella regione «la maggior parte dei quali - continua il rapporto - sono luoghi di riferimento per l’organizzazione delle trasferte e la distribuzione dei biglietti per le partite». Ritrovi commerciali che hanno «palesemente affermato la visibilità degli Irriducibili facendo scaturire una definitiva affermazione dei soggetti appartenenti al Direttivo attraverso la creazione del format radiofonico La Voce della Nord», stessa denominazione di una fanzine distribuita in curva. Dai carteggi in mano alla Digos emergono ricevute e mandati di pagamento (da parte delle precedenti gestioni) per quasi un milione di euro alla voce «coreografie» (25mila euro a partita) oltre a duemilacinquecento biglietti omaggio a domenica (rivenduti poi a prezzo intero), a tessere gratuite, ad agevolazioni per i mezzi di trasporto in occasione delle trasferte, e via discorrendo.
Prima ancora di Lotito, bersaglio privilegiato degli ultras sarebbe stata la dirigenza di Sergio Cragnotti, contestata «formalmente al solo fine di contestare i risultati calcistici della squadra, ma in realtà a scopo intimidatorio per acquisire potere nelle decisioni gestionali della società e ritagliarsi uno spazio economico nel settore, scopo raggiunto con la società Original Fans». E in questo senso la Digos ricorda lo scontro con il tour operator Francorosso per l’esclusiva dei biglietti nei match all’estero. Gli Irriducibili avrebbero poi puntato a ottenere «la gestione della sicurezza all’interno dell’Olimpico e addirittura l’affidamento dell’intera organizzazione delle trasferte della squadra all’estero, fungendo da tour operator, scopi questi ultimi non raggiunti». Con Lotito si sarebbe andati oltre perché «al di là delle restrizioni adottate nel fornire biglietti di favore», il presidente della Lazio «aveva assolutamente tagliato ogni ponte con gli Irriducibili i quali, con la gestione Cragnotti, avevano persino accesso agli impianti di Formello, seguivano la squadra in ritiri estivi e trasferte, ottenevano il pagamento del materiale per le coreografie e avevano campo libero per lo sviluppo commerciale della Original Fans, nonostante l’evidente contrasto con gli interessi della società nel commercio degli indumenti e gadget relativi alla squadra di cui la società detiene il marchio». E così, osserva la Digos, mentre si faceva più dura la protesta con striscioni e cori, al telefono i capi ultras si mostravano preoccupatissimi dalla perseveranza di Lotito che aveva già chiuso loro i rubinetti. Gli ultras della Lazio «sfruttano economicamente la sana passione della maggior parte dei tifosi attraverso le società che gestiscono per soddisfare fini personali e sempre per il proprio tornaconto personale». A costoro «non interessa tanto il risultato sportivo della squadra, quanto il riscontro finanziario delle attività commerciali» raccolte intorno al noto marchio con l’effigie di Mr. Enrich, pupazzetto ultrà con la bombetta all’inglese: sciarpe, bandiere, guanti, cappelli, accappatoi, camicie, giubbotti, t-shirt, libri, persino un cd prodotto in proprio (la canzone «Non mollare mai» ha venduto 15mila copie, oggi costa 15 euro). Gli Irriducibili si sarebbero schierati col gruppo di Chinaglia anche perché puntavano ad avere ritorni economici e un futuro in doppiopetto «così da garantirsi grosse entrate economiche - chiosa la Digos - e un miglioramento di quelle attività economiche» messe in crisi da Lotito.

In questo senso vanno lette le intercettazioni su alcuni striscioni pagati dagli uomini di Long John che si preoccupano di mettere a disposizione degli Irriducibili finanche «uno studio legale a titolo gratuito» a cui rivolgersi in caso di necessità. «Allora, ok per gli striscioni a nome del Sodalizio - dice Di Cosimo all’ultrà Toffolo - stavolta sono 300 euro per uno, 150 l’altro, 75 gli altri...».

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