Nino Materi
Il suo volto era già apparso su vari giornali. Ma da ieri la faccia di Isabelle Dinoire è entrata nelle case di tutto il mondo. «Meglio presentarsi in televisione che tentare di sfuggire ai reporter di mezzo mondo», deve essersi detta Isabelle, la trentottenne francese entrata il 27 novembre scorso nella storia della chirurgia per essere stata la prima donna sottoposta a «trapiantato» di viso. Un viso che era stato strappato a morsi da un cane e che léquipe del professor Bernard Devauchelle ha ricostruito impiantando ex novo mento, labbra e naso: un intervento, durato 15 ore, mai eseguito prima e sul cui successo avrebbero scommesso in pochi. Ma ieri Isabelle è andata allospedale di Amiens (lo stesso dove è stato eseguita loperazione) dichiarando serena: «La mia esperienza aiuterà altri a rivivere». Davanti a lei decine di telecamere per quella che - più che una conferenza stampa - è apparsa come uno show a prova di audience. Uno «spettacolo» discutibile, considerato che Isabelle è tuttora in uno stato di convalescenza che avrebbe certo richiesto un maggiore rispetto della privacy.
Sul viso della donna, infatti, sono ancora visibili i segni del bisturi: in particolare la bocca resta aperta e ha difficoltà a parlare, anche se fortunatamente il colore della pelle fra la parte innestata e il viso originario appare molto simile. «Adesso ho una seconda vita, grazie alla nuova faccia che ho ricevuto - ha detto Isabelle -. Provate a uscire dal tunnel di dolore, perché una speranza adesso c'è. Dopo l'intervento, quando ho visto la mia nuova faccia ero felice. Finalmente avevo una faccia. Non mi sono pentita e non ho cambiato idea. Ho sofferto molto quando dovevo portare la maschera, oggi non provo dolore. Conto di riprendere una vita normale, senza essere sotto i riflettori dei media».
«Questo viso - ha proseguito Isabelle - mi appartiene. Riesco a fare sorrisi, smorfie, posso di nuovo parlare e trasmettere emozioni. Mi sono abituata. E giorno dopo giorno si stanno abituando i miei familiari». I medici che hanno eseguito l'intervento sono ottimisti: «Isabelle si sta progressivamente riappropriando della parte del viso che non le appartiene. A due mesi dall'intervento abbiamo segni oggettivi di recupero della sensibilità: prima infatti eseguivamo le biopsie sulle mucose senza anestesia, che ora è necessaria. Quando ha messo la mano sulla parte del volto trapiantata, abbiamo capito che ormai era sua, le apparteneva totalmente». Quando le è stata prospettata la possibilità del trapianto di faccia, Isabelle ha subito risposto «sì», in modo determinato. I medici raccontano di averle spiegato anche «con durezza» tutti i rischi di quest'intervento, in particolare il pericolo di rigetto: «Abbiamo riscontrato un inizio di rigetto ma l'abbiamo curato aumentando le dosi di cortisone».
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