Le isole abitate più a Nord del mondo attirano turisti e i set di famose serie tv

Milioni di visitatori (gli italiani sono aumentati del 30% in un anno) nell'esotico Nord, ma anche registi che scelgono queste lande per ambientare le loro opere

Le Svalbard sotto assedio, sempre meno isolate, sempre più nelle mire delle grandi potenze. Fino a quando lo status internazionale che protegge l'arcipelago dalla militarizzazione e dalle trivellazioni reggerà? Isole strategiche, ora che nell'Artico si è aperta la corsa alla conquista delle sue immense risorse: la Norvegia un anno fa ha dato l'ok a una decina di licenze d'esplorazione nel mare di Barents, comprese aree marittime al largo delle Svalbard, infrangendo l'impegno a preservare quelle zone polari ancora ricoperte di ghiaccio; e la Russia non fa mistero di aver incluso il mare di Barents Nord Orientale nel nuovo piano ventennale di sfruttamento petrolifero dell'Artico. Se il prezzo attuale del petrolio scoraggia grandi investimenti in aree ad alto rischio ambientale, la tecnologia (in gran parte italiana) permette di trivellare a una profondità fino a qualche anno fa impensabile.

Isole sempre meno remote, ormai meta del «nuovo esotico», quell'High North che attira milioni di turisti (gli italiani alle Svalbard sono aumentati del 30 per cento in un anno) alla ricerca di emozioni boreali, siano quelle dell'aurora o dell'orso bianco che lassù continua a regnare nonostante gli effetti drammatici del riscaldamento globale. Territori sempre meno estremi e solitari, tanto che sono diventati set di serie televisive di successo come il thriller-horror Fortitude targato Sky.

È l'insediamento umano più a Nord del mondo, una sorta di stazione spaziale internazionale sulla Terra, dove anche il Cnr è storicamente presente con la base Dirigibile Italia, un nome che celebra la tragedia della seconda spedizione di Umberto Nobile nel 1928. Ma le Svalbard sono diventate anche il simbolo della fragilità del pianeta, un'ultima Thule dell'umanità. Dopo la costruzione nel 2008 del deposito globale di sementi un bunker per salvare la biodiversità e costruito a prova di guerra nucleare ora una società norvegese ha inaugurato quella che vorrebbe diventare la nuova Biblioteca d'Alessandria, solo che si trova a mille chilometri dal Polo Nord e non contiene nemmeno una pergamena o foglio di carta: la Doomsday Library, a diversi metri sotto il permafrost, aspira a ospitare, in digitale, il sapere umano per almeno un millennio e salvare i libri in caso di apocalisse.

Per ora vi hanno aderito Brasile e Messico: quest'ultimo ha consegnato le chiavette con la testimonianza Inca.

Per conservare i libri la biblioteca polare utilizza un sistema di preservazione in digitale eterna chiamato Piql, ideato in Norvegia e utilizzato per molti film di Hollywood. Si spera che così il nostro passaggio sulla Terra non passerà inosservato alle civiltà future e non ci sarà più bisogno, per salvarli dalla fine del mondo, d'imparare i libri a memoria come in Fahrenheit 451.

MGM

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