Antonio Signorini
da Roma
Gli unici che hanno cercato di buttare acqua sul fuoco sono stati gli italiani Rocco Buttiglione e il rabbino Riccardo Di Segni. Per il cattolicissimo ministro dei Beni culturali lo scontro tra il Vaticano e Israele è «un incidente da chiudere e basta», mentre per il capo della comunità ebraica romana si è solo consumata una polemica tra due Stati. Ma gli scontri sullAngelus di domenica non si sono smorzati. Ieri la stampa israeliana ha dato conto di altre pesanti critiche rivolte dal governo di Gerusalemme a Benedetto XVI, accusato di non aver citato Israele tra i paesi colpiti dal terrorismo islamico. Sullaltro fronte ambienti cattolici hanno replicato mettendo in dubbio le reali motivazioni del governo Sharon. «Lattacco senza precedenti lanciato ieri dal ministero israeliano degli Esteri contro la persona di Benedetto XVI è una cortina fumogena per nascondere la decisione dello stesso ministero di abbandonare i negoziati con la Santa Sede in programma lo stesso giorno», ha scritto lagenzia cattolica Asianews, citando fonti ecclesiali di Gerusalemme.
Il riferimento è agli incontri per rinnovare lAccordo Fondamentale fra Israele e Santa Sede del 1993 che prevede, tra le altre cose, il diritto della Chiesa allesenzione dalle tasse e il diritto di proprietà. Israele ha abbandonato il tavolo nel 2003 per poi tornare alla trattativa con la Santa Sede su pressioni internazionali, ma il governo di Gerusalemme - accusa Asianews - è ancora riluttante a incontrare la controparte. Le stesse fonti citate dallagenzia stampa sostengono che i rappresentanti di Israele «temevano le conseguenze di una nuova cancellazione allultimo momento e così hanno pensato di inscenare una critica allAngelus del Papa, solo per nascondere le loro impreparazioni e mancanze sulle obbligazioni da loro prese riguardo ai negoziati con la Santa Sede».
Dai giornali israeliani arrivano altre accuse del governo a Benedetto XVI, dettagli che delineano uno scenario diverso da quello di Asianews e chiariscono quanto profondo sia il fossato. Il direttore del ministero degli Esteri Nimrod Barkan ha detto che il Vaticano «deve aiutare i moderati in Medio Oriente, non gli estremisti. Non condannare il terrorismo in Israele è stata la politica del Vaticano per anni e ora che cè un nuovo Papa, abbiamo deciso di affrontare la questione», ha affermato, aggiungendo che «ci sono forze in Vaticano che premono in una direzione diversa per quanto riguarda Israele: dato che non hanno mai pagato un prezzo per la mancanza di condanna, hanno continuato in questo senso». Le accuse sono «pretestuose», ha ribadito il portavoce Vaticano Joaquin Navarro-Valls. «Il Papa stava menzionando testualmente eventi recenti, mediatici, di questi giorni. Non voleva fare una storia di tutti gli attentati del mondo» è la spiegazione della Santa Sede.
Le polemiche internazionali sono arrivate attutite in Italia.
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