Italcementi prima nella corsa agli affari con Gheddafi

Italcementi prima nella corsa agli affari con Gheddafi

da Milano

Una joint venture in Libia e il prezzo del petrolio ai minimi di aprile mettono le ali a Italcementi. Il titolo ieri è volato del 9,6% a 10,5 euro, seguito dagli altri del settore: Buzzi Unicem ha messo a segno un guadagno del 6,7%, Cementir il 7,4%. Ieri, con un comunicato, la società guidata da Carlo Pesenti ha confermato le dichiarazioni delle autorità libiche annunciando il via a una nuova joint venture al 50% con il Fondo libico per lo sviluppo economico. I due soci costruiranno a Tobruk una cementeria con una capacità di produzione di 4 milioni di tonnellate l’anno, la quinta per dimensione del gruppo. L’investimento complessivo è stimato in 550-770 milioni di dollari ma per Italcementi l’esborso sarà molto inferiore: circa il 60% infatti verrà finanziato con il ricorso al debito, riducendo così la quota parte che il gruppo italiano pagherà in contanti tra i 100 e 150 milioni di dollari. Questo è uno dei primi risultati del nuovo «flirt» tra Roma e Tripoli, scoppiato dopo l’incontro del week end scorso tra il premier Silvio Berlusconi e il leader libico Muammar Gheddafi. Grazie a questo accordo, per la prima volta la Libia aprirà il mercato del cemento a un operatore straniero. Si tratta di un business interessante che nei prossimi due anni promette tassi di crescita del 20%.
«Un ottimo affare – commenta un analista - la società della famiglia Pesenti pagherà la cementeria solo 115 dollari a tonnellata». Ma non è solo il prezzo ad essere conveniente: la posizione è strategica, a 50 km da Tobruk. Grazie alla ricchezza delle risorse minerarie della zona, i costi di produzione saranno inferiori del 40% rispetto a quelli degli impianti egiziani.
La joint venture annunciata ieri è solo un tassello di un programma di espansione più ampio nel Mediterraneo dove Italcementi, quinto produttore mondiale del settore, è già presente in Italia, Marocco, Egitto, Turchia e Grecia. Insieme alla Libia il gruppo ha annunciato che, attraverso la controllata Ciments Français, acquisirà il 12,5% di un nuovo impianto da 3,2 milioni di tonnellate di cemento in Siria. Le notizie sono ottime, però i benefici sui conti non si vedranno nell’immediato. L’impianto in Libia non entrerà in funzione prima del 2012, quello in Siria nel 2011. A surriscaldare le quotazioni dunque c’è dell’altro. Ieri il settore europeo delle costruzioni ha guadagnato il 3,7%. Il comparto ha festeggiato il forte calo del prezzo del petrolio, sceso sui minimi dello scorso aprile, a 107 dollari al barile. I cementieri sono società voraci di energia, voce che ricopre il 40% dei costi totali del gruppo. «Nel secondo trimestre dell’anno il caro greggio ha depresso i margini di circa il 10%, rispetto allo stesso periodo del 2007», spiega un analista.
La correlazione tra prezzo del petrolio e l’andamento dei costi di una cementeria si riflette anche in Borsa.

Nel secondo trimestre 2008, mentre il petrolio ha guadagnato il 43%, il settore delle costruzioni ha ceduto il 17%. Da fine giugno ad oggi, però, il prezzo del petrolio è sceso del 26% ma i titoli del settore costruzioni non hanno ancora reagito.

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