Kiev - Furono i maestri di tutti noi, nel calcio e non solo. Impartirono lezioni memorabili anche al calcio epico di Vittorio Pozzo, adesso sono diventati maestri di calcio all’italiana per non usare quel termine che anche a Kiev risuona come una sorta di insulto, maestri di catenaccio insomma. Glielo chiedono, con eleganza, a Roy Hodgson, il maestro arrivato in cattedra sulla scia di Fabio Capello, e lui che è anche un raffinato diplomatico, svicola alla grande sull’argomento del giorno. «Non so cosa voglia dire far giocare all’italiana una squadra inglese, dovrei approfondire questo concetto prima di rispondere in modo compiuto» detta e abbandona il terreno che è sempre minato. Per la prima volta nella loro storia, gli inglesi non si chiedono più come, si chiedono soltanto se sia possibile, dopo una vita, riuscire a piegare la resistenza di un rivale di grande spessore, come l’Italia appunto.
«Non succede dal ’66» ricorda in conferenza-stampa un cronista nemmeno molto datato e questo significa che c’è un nervo scoperto a Londra come al seguito degli inglesi giunti a Kiev, contro ogni pronostico, qualificati come primi nel girone. Persino il morso di un giornalista ucraino, ancora indispettito dal gol fantasma ignorato dall’arbitro ungherese, viene considerato inopportuno, «abbiamo già parlato della questione» detta Roy e passa oltre. Perché appunto «abbiamo il compito di rovesciare la tradizione e la storia» fa sapere, tanto per dare un tocco da battaglia epica alla sfida di stasera, qui in Ucraina. «Dobbiamo giocare bene come nelle precedenti sfide» è la promessa di mister Roy che parla un italiano ancora discreto e sostiene di essere «impressionato dalla Nazionale, dall’ottimo lavoro di Prandelli e dal mix perfetto tra gioventù ed esperienza presente nel suo gruppo».
Sono i nuovi maestri del calcio all’italiana e hanno ben presente il rischio di questa sfida. Hodgson non ha dubbi in proposito: «Non possiamo lasciare il controllo del gioco agli italiani altrimenti la nostra notte diventerà lunga». Cosa voglia dire il controllo della partita è presto detto. Basta la didascalia di Steve Gerrard, che è al suo fianco, per rintracciare il filo d’Arianna. «Per vincere abbiamo bisogno di conquistare il controllo del centrocampo» spiega in modo molto semplice, quasi elementare il capitano dell’Inghilterra dopo una citazione per De Rossi, in particolare, e poi per Pirlo, giudicato un professore quanto a possesso palla. «Dobbiamo stare attenti ai suoi tagli» segnala ed è la conferma che han studiato in tv tutte le giocate del metronomo azzurro così da coglierne il peso oltre che l’efficacia. «Dobbiamo giocare col coltello tra i denti per cogliere l’opportunità che abbiamo»: per la prima volta, dopo anni, l’Inghilterra scollina la fase iniziale del torneo e vorrebbe recuperare un po’ dell’antico prestigio, ormai compromesso, dimenticato.
Le parole di Gerrard per Balotelli forniscono un clima distensivo di questo incrocio che molti definiscono pericoloso. «Conosciamo il suo valore ma abbiamo anche il portiere tra i migliori al mondo, se non il numero uno assoluto» è lo scudo esibito dal capitano dei bianchi d’Inghilterra, un tempo maestri del calcio più autentico. E adesso ridotti, verrebbe da chiosare, a interpretare il calcio italiano per cercare di riemergere dalla mediocrità.
Eppure hanno una Champions league che ancora brilla sotto il cielo di Baviera e quel Rooney, riabilitato dopo la squalifica, che può spargere terrore nelle difese, anche le più attrezzati come quella guidata da Buffon. «È la nostra arma, dobbiamo sfruttarla» chiude Roy Hodgson con un sorriso malizioso. Sarà anche maestro del catenaccio ma sogna di soppiantare gli scopritori del genere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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