Sintitola «Rechtswirklichkeit und Effizienz der Uberwachung der Telekommunikation». È il rapporto sullefficienza dei metodi di indagine e sulle investigazioni in Europa. E, in particolare, sulluso e l'abuso delle intercettazioni telefoniche.
Lo hanno messo a punto, con il rigore che li contraddistingue, i ricercatori dell'Istituto germanico Max Planck, ovvero il nome e il cognome dell'inventore della quantistica. Una garanzia, insomma. Bene, anzi male. Perché quel rapporto ci consegna, senza mezzi termini, la palma dei peggiori. Cioè dei primi in classifica. I primi e i più solerti a intercettare tutto e tutti. I primi al mondo, almeno in tutta quella gran parte di mondo dove la terna degli studiosi tedeschi Claudia Dorsch, Christiane Krüpe-Gesher e Hans-Jörg Albrecht ha potuto rovistare. L'Italia batte tutti. E può sprofondare nell'imbarazzo dall'alto del suo record : 72 intercettazioni ogni 100mila abitanti. Al secondo posto nella speciale classifica degli «spioni» figura l'Olanda con 62 intercettazioni su 100mila abitanti, mentre la Svizzera giunge terza, con 32 intercettazioni, sempre, ovviamente, ogni 100mila persone. Anzi, secondo il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che evidentemente è in possesso di dati più aggiornati del rapporto tedesco (che si basa su numeri del 2006, ndr), nella vicina Confederazione i cittadini ascoltati sarebbero complessivamente 1.300 allanno, quindi ancor meno. Siamo vittime di un grande orecchio. LEurispes giunge a parlare di tre italiani su quattro spiati. Il ragionamento è chiaro: intercettando unutenza, si «spiano» tutti i contatti di questultima. Una rete infinita, quindi.
Tornando al dossier dei ricercatori del Dipartimento di diritto penale estero e internazionale del Planck, fanalino di coda, ma, nel caso specifico, fulgido esempio europeo di rispetto e tutela della privacy, l'Austria. Dove, tra una fetta di Sacher e un giro di valzer, si ascoltano le conversazioni solo di 9 abitanti su centomila. Ma che cosa sono queste cifre al confronto dei tanto bistrattati Stati Uniti? Inezie, pinzillacchere, come diceva Totò. Perché negli Usa si intercetta lo 0,5 di un cittadino su centomila. Scusate ma nelle statistiche funziona così, un po'come quando si dice mezzo pollo a testa. Vero che, come si legge nel rapporto tedesco, nell'indagine svolta negli States si è tenuto conto solo, come nel resto del mondo, delle intercettazioni telefoniche tradizionali, ma il dato resta tremendamente imbarazzante se lo si paragona all'italico zelo.
In cambio di che cosa, poi? In cambio di una spesa straordinariamente elevata, 280 milioni di euro l'anno. Che costituiscono un terzo dei fondi che questa nostra scalcagnata giustizia che fa fatica a trovare la carta per fare le fotocopie degli atti di rinvio a giudizio, sperpera.
E ancora, altro ritorno indesiderato di questa pratica abnorme, la caduta verticale, come si evidenzia nel rapporto tedesco, delle indagini investigative di tipo tradizionale. La qual cosa ha comportato, non solo la mancata nascita di altri Sherlock Holmes e Maigret vari ma anche e soprattutto la mancata soluzione di molti gialli. Nonostante il ricorso, appunto inutile, alle intercettazioni. Ammettendo, nelle loro conclusioni i ricercatori di Friburgo in Brisgovia che questo singolare primato dellItalia sarebbe da attribuire alle vigenti leggi antimafia che consentono ogni tipo di intercettazione senza alcun consenso della magistratura, gli studiosi si affrettano pure a ricordare che uneventuale indizio proveniente da una intercettazione non potrebbe mai fungere come prova nellaula di un tribunale. Ma la conclusione delle conclusioni cui giunge il dossier è che nonostante tutte queste «spiate» l'Italia ha un elevatissimo tasso di criminalità e molte regioni, soprattutto al sud, sono ancora oggi sotto il controllo della grande criminalità organizzata. Secondo gli studiosi tedeschi dell'Istituto, il record italiano va attribuito alla legislazione antimafia ma i conti non tornano. Né in termini di riduzione dei reati, perché, oltre a rappresentare un problema tutt'altro che secondario per il diritto alla riservatezza, non è chiaro quanto questa enorme quantità di intercettazioni sia utile ai fini investigativi e processuali.
Almeno, si legge nel dossier, in Svizzera non si può dire che non si sia raggiunta la sicurezza che tutti pretendevano. Per questo motivo anche lelvetico cittadino, che, di tanto in tanto, è intercettato, si lamenta. Non cè altro da aggiungere.
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