Solo 8 italiani su 100 credono negli attuali partiti politici. C’è da restare allibiti e c’è di che preoccuparsi leggendo il recente sondaggio della Ispo che indica che il 91% degli italiani non ha fiducia nei partiti e l’81% sfiducia lo stesso Parlamento. Un dato che, da un lato, evidenzia la crescita impressionante della disaffezione degli italiani nei confronti dell’insieme del sistema politico ma, dall’altro, si scontra con il fatto che una netta maggioranza di italiani si è finora recata a votare soprattutto alle elezioni legislative nazionali dove si giudicano prioritariamente proprio i partiti sempre più screditati ma che vengono rilegittimati grazie alla riconferma del consenso popolare (nel 2008 l’80,5% è andato alle urne).
Per un altro verso se ipotizziamo che la disaffezione nei confronti dei partiti si sia accentuata nell’ultima fase del governo Berlusconi, quando risultava incapace di fronteggiare l’emergenza finanziaria ed economica e al tempo stesso l’opposizione non aveva né il leader né il programma né la maggioranza per dar vita ad un’alternativa parlamentare, potremmo anche ipotizzare che di fronte alla scelta delle tre maggiori formazioni, Pdl, Pd e Terzo Polo, di sostenere unitariamente il governo tecnocratico di Monti voluto se non imposto dal capo dello Stato Napolitano, il giudizio degli italiani avrebbe potuto essere benevolo trattandosi di un atto di responsabilità finalizzato alla salvezza della nazione in un momento di gravissima crisi internazionale, europea ed italiana.
Invece i partiti venivano bocciati prima dell’avvento di Monti e lo sono ancor di più oggi, nonostante il giudizio relativamente favorevole nei confronti del capo del governo dei tecnocrati (58% di consenso contro il 40% di dissenso) e, soprattutto, nei confronti di Napolitano (piace al 78%). Insomma gli attuali partiti non piacciono proprio e in ogni caso. Altra contraddizione risiede nel fatto che, da un lato, una maggioranza relativa (56%) boccia l’Unione europea e, dall’altro, prevale il consenso favorevole ad un governo e ad un capo dello Stato che idolatrano l’Unione europea e l’euro, al punto da considerarli come una conquista irrinunciabile e un processo irreversibile costi quel che costi.
Per la verità non si tratta di novità assolute. La disaffezione degli italiani nei confronti dei partiti e del Parlamento è una costante in crescita negli ultimi anni, indipendentemente se alla guida del governo ci fossero Prodi o Berlusconi. Così come è un dato costante la fiducia degli italiani innanzitutto nei confronti delle forze dell’ordine, Polizia e Carabinieri, e subito dopo nei confronti del capo dello Stato indipendentemente da chi è l’inquilino del Quirinale, evidentemente identificati come i punti di riferimento indiscutibili nel cataclisma generale in cui è precipitata la classe politica.
l fatto nuovo sono le flagranti contraddizioni che si colgono mettendo a confronto le varie scelte privilegiate dagli italiani. In linea di massima ci si sarebbe attesi un giudizio favorevole non solo per Napolitano e Monti, ma anche per l’Unione europea e per i partiti che sostengono Monti e la sua scelta dogmaticamente europeista dove l’euro troneggia come un dio assoluto e indiscutibile. Ma riflettendoci bene l’atteggiamento schizofrenico non è tanto degli italiani quanto dei partiti politici. Come è infatti possibile che fino a 24 ore prima dell’imposizione di Monti i maggiori partiti fossero strenuamente e irrimediabilmente nemici su tutto, sempre e comunque, pronti a darsi battaglia fino all’ultimo sangue per mantenere o conquistare il potere, poi all’improvviso si sono fatti tutti indietro lasciando tutto il potere all’uomo imposto dalla Banca centrale europea, legato alla Goldman Sachs, Moody's, Gruppo Bilderberg e Commissione Trilaterale? A proposito ricordiamo a Monti che è dal 19 dicembre scorso che attendiamo, con una richiesta esplicita pubblicata sul Giornale, che dichiari pubblicamente di non far più parte di questi poteri finanziari forti perché incompatibili con il giuramento di servire il solo interesse nazionale dell’Italia. Come è possibile che all’improvviso, maggioranza ed opposizione, abbiano volontariamente rinunciato al rispetto e al far rispettare le regole fondanti della nostra democrazia che si fonda sulla sovranità popolare e attribuisce al popolo attraverso le elezioni il diritto esclusivo di scegliersi i propri rappresentanti?
Ebbene ritengo che gli italiani abbiano bocciato questa inedita ammucchiata partitica nella consapevolezza che i parlamentari, designati e non eletti, abbiano fatto prevalere l’interesse della Casta sull’interesse del popolo. Il riscatto della politica non può che partire da questa bocciatura e da ciò che essa sottintende: la fine della distinzione dei partiti tra destra, centro e sinistra, essendo venute meno le ideologie, essendosi annacquate le identità politiche, prevalendo ormai il consociativismo e la mercificazione del potere. Così come il futuro della cultura politica sarà contrassegnato dal confronto e dallo scontro tra i fautori della tecnocrazia transnazionale legata ai poteri finanziari forti, tendente ad imporci la centralità dell’euro nel contesto di un super-Stato europeo materialista e relativista, e tra l’unica vera alternativa di chi mette al centro la persona, la famiglia naturale, la comunità territoriale e crede in valori non negoziabili che contraddistinguono la civiltà di un’Europa che non si vergogna delle proprie radici giudaico-cristiane.
Ecco perché Monti non sarà solo una meteora passeggera.
Così come non è stato calato dall’alto per caso, la strategia politica di chi ce l’ha imposto sopravviverà e costituirà la sfida principale per gli italiani liberi e fieri che non svendono la propria anima e che non intendono rinunciare ad essere pienamente se stessi qui a casa loro.twitter@magdicristiano
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.