Il racconto di Silvio Villa Claudio Graziani: An Episode of War venne pubblicato a proprie spese dall'autore nel 1919. Villa è stato uno dei primi narratori italo-americani a scegliere di scrivere in inglese.
Il ricco imprenditore piemontese si era trasferito in America nel 1906 e aveva fatto fortuna nel settore tessile. Richiamato in Italia per essere arruolato nell'esercito aveva partecipato alla Guerra mondiale in prima linea ed è stato forse il primo scrittore a raccontare l'orrore delle fucilazioni sommarie che avvennero durante il conflitto. Il suo racconto uscì lo stesso anno in cui l'Avanti per la prima volta imputerà al generale Andrea Graziani la fucilazione di 34 uomini che non ebbero diritto a nessuna difesa e a nessun processo. Nel racconto Claudio Graziani che costituisce il centro della breve raccolta L'amico fucilato (Neri Pozza) curata da Francesco Durante si potrebbe supporre che Silvio Villa avesse cognizione delle condanne a morte subite dagli Arditi durante la ritirata di Caporetto fatte eseguire da colui che gestiva l'incarico di «Ispettore generale del movimento di sgombero» e che il narratore abbia quasi dato volontariamente il cognome di Graziani al soldato che viene fucilato nella storia da lui scritta, quasi a lasciare un messaggio in codice ai lettori che permetta di ricostruire quanto successo. Sicuramente in racconti come La linea, La fine di un giorno perfetto, La tentazione e Claudio Graziani (riprodotti nel volume) l'autore precede narratori come l'Hemingway di Addio alle armi (1929) e l'Emilio Lussu di Un anno sull'altopiano (1938) e mostra una capacità stilistica singolare che lo porterà ad essere recensito entusiasticamente sul New York Times sul mensile The Bookman e porterà il recensore del Boston Transcript del 19 maggio del 1923 a sostenere che «l'autore scrive come un poeta, che forse è un modo diverso per dire che scuriva come un italiano, C'è una sincerità quasi infantile nel suo stile che arriva al cuore».
Silvio Villa verrà inserito da Giuseppe Prezzolini nella galleria degli scrittori italiani nel mondo pubblicata nel 1934 su La Gazzetta del popolo.
L'industriale piemontese racconta con la voce di chi l'ha fatta: «i nostri soldati, i nostri piccoli soldati, sono quelli che ci hanno insegnato a fare la guerra e a vincerla! Nell'esercito tedesco era Hiddenburg a vincere le battaglie, o Falkenhayn, o Mackensen. Sul fronte italiano erano la Brigata Sassari, il primo reggimento Granatieri, i bianchi Lancieri di Novara».
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