«Qualche volta ho perso delle riunioni di rettori, ma in sei anni e con tre corsi, mai sono mancato a una lezione». Così Gianni Canova, professore di Storia del cinema e di Filmologia, riassume la filosofia portante dei suoi sei anni da rettore dell'Università Iulm che si sono conclusi ieri con la presentazione in aula magna e la consegna a docenti, studenti e personale del suo «Rapporto di fine mandato 2018-24». In una serata dal forte impatto emotivo. Perché, spiega, «un rettore deve essere innanzitutto un professore e ho sempre pensato fondamentale mettere i ragazzi al centro, occuparsi della loro cura che viene prima dell'attenzione da dedicare ai docenti». Dal primo novembre a succedergli sarà la professoressa Valentina Garavaglia e la scelta della prorettrice vicaria con delega alla Didattica è il segno di un desiderio dell'ateneo di proseguire sul solco di una reale continuità.
A macchiare di colore il libello agile, ma ponderoso di risultati e definito da Canova «una semplice e rigorosa elencazione senza commenti», sono le fotografie delle lauree e dei master ad honorem consegnati a personaggi illustri come Marco Bellocchio, Julia Kristeva, Claudio Magris, Antonio Percassi, Manuel Agnelli, Bruno Bozzetto, Ugo Nespolo, Donatella Rettore, Roberto Vecchioni, Gaetano Pesce e il fresco riconoscimento dell'altro giorno a Mogol, il poeta paroliere di Lucio Battisti. Ma non solo. Operazioni di prestigio e non d'immagine, testimonianza dell'apertura al mondo che ha portato la Iulm a sviluppare progetti di mostre, appuntamenti, eventi e perfino di corsi universitari offerti al mondo esterno. «Insegnamenti nei quali - racconta Canova - insieme ai 150 allievi frequentavano altre 150 persone: e il bello durante la lezione era mettere a confronto i loro pensieri e le loro opinioni». Sempre nello spirito dei fondatori che già alle origini avevano indicato la via da percorrere. «Perché questa è la Libera università di lingue e comunicazione e proprio in questo ha la sua ragione di essere. Libertà che nel mio mandato ho inteso come rifiuto della sudditanza politica dimostrando che si può lavorare senza elemosinare fondi nei gabinetti dei ministeri; libera dal modello egemone della formazione anglosassone, realizzandone uno mediterraneo e alternativo radicato nelle nostre matrici classiche greco-latine, non avendo come priorità la corsa per entrare nei ranking internazionali fatti con criteri piuttosto discutibili. E poi libera dai pregiudizi con cui qualcuno guarda alle università non statali come covi di approfittatori affamati di profitto e non atenei che erogano un servizio pubblico che consente allo Stato di risparmiare 6mila euro a studente».
Non un'ultima lezione per il professor Canova, il cui mandato da rettore rimarrà come uno dei più illustri non solo alla Iulm e che (per fortuna sua e degli studenti) continuerà a insegnare.
Perché «non intendo rinunciare a pensiero, sapere, vita e contatto con i giovani; dedicandomi poi alla scrittura dei tre libri che devo terminare». Senza perdersi, assicura, il piacere di coltivare «un'età nella quale finalmente si impara a vedere».
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