James Hillman lo psichiatra dal fascino pop

James Hillman lo psichiatra dal fascino pop

Nel nostro sistema di comunicazione il successo di uno psicanalista è inferiore soltanto a quello del prete. Se ci si trova in un dibattito televisivo con un prete, l’attenzione è tutta sua e gli altri fanno una modesta figura da comprimari. Se c’è lo psicanalista per chi sta intorno a lui va un po’ meglio. Deve essere però uno psicanalista, non uno psicologo o uno psichiatra che sono molto diversi. James Hillman era uno psicanalista statunitense che aveva un successo strepitoso: l’ho incrociato in un paio di occasioni e mi ricordo con quanta devozione e entusiasmo venisse accolto. Un’analoga presenza da guru l’avevo trovata, guarda caso, in un altro psicanalista, Jacques Lacan, ma mentre di quello che diceva Lacan non si capiva niente e proprio nell’assoluta incomprensione delle sue frasi si basava l’ammirazione delirante dei devoti, Hillman era chiaro e suggestivo. Gli bastava far vibrare tra le labbra la parola «anima» e come d’incanto i suoi ascoltatori si commuovevano.
Era stato direttore dell’Istituto C.G.J. di Zurigo per dieci anni, dal 1969, e si trovava a suo agio tra miti, simboli, metafore a cui imprimeva nei suoi discorsi (e nei suoi libri) una forza evocativa magnetica. I suoi volumi più importanti li pubblica negli anni ’70-80, tradotti in italia da Adelphi, e vuoi per il carisma di questa casa editrice, vuoi per la stanchezza dell’intellettuale italico per il politichese e il sociologiume marxista sessantottino, i libri di Hillman te li trovavi immancabilmente, con una casuale, ma fintissima disposizione, sul tavolinetto baso del salotto delle case.
Se si esclude Re-visione della psicologia, testo complesso in cui Hillman sviluppa la sua critica alla tradizione analitica, in particolare freudiana, gli altri suoi libri sono molto fruibili e diventano, già soltanto nel titolo, come Senex e Puer, parole d’ordine dell’intrattenimento culturale a sfondo psicoanalitico. Al centro della sua riflessione c’è il concetto di anima e quello conseguente di «fare anima». Anima è il fondamento psichico con cui si coglie la realtà nella sua dimensione simbolica o metaforica.

Ciò comporta che il lavoro mentale, suo «fare anima», coglie le immagini della realtà sempre in una dimensione poetica. Insomma, nella nostra libertà, nell’assenza di repressioni, siamo poeti, artisti. Non è casuale che Hillman abbia dedicato molta attenzione al valore simbolico della bellezza.

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