Jennifer sepolta viva con il bambino in grembo

Il medico legale: «La donna e il piccolo hanno respirato una grande quantità di fango»

Marino Smiderle

da Venezia

Sepolta viva. Il verdetto dell’autopsia è un brivido di orrore nella schiena. Jennifer ha respirato fango prima di morire. È stata colpita una decina di volte all’addome e al pube e poi strangolata, ma quando è stata seppellita era ancora viva. Anche il bambino di nove mesi che aveva in grembo è morto per mancanza di ossigeno, sotto terra. Due omicidi, senza pietà.
La mamma di Jennifer non ha bisogno di attendere l’esito dell’autopsia. «Lo so che quel mostro l’ha picchiata selvaggiamente prima di strangolarla – afferma Anna Maria Giannone – e so anche che ha dato pugni e calci al pancione che custodiva suo figlio. Me l’hanno detto i carabinieri». La donna è allo stremo delle forze. Gira e rigira per la sua casa di Olmo di Martellago, dove la cameretta preparata per il nascituro è ancora perfetta. «Jenny aveva deciso di chiamarlo Hevan – rivela la signora Anna Maria, un passato di maga televisiva – dopo aver letto un nome simile in una rivista. Aspettavamo tutti con ansia l’arrivo di Hevan, quel mostro ci ha tolto tutto».
Il mostro è Lucio Niero, 34 anni, sposato con due figli, in carcere a Venezia con l’accusa, per il momento, di omicidio volontario e occultamento di cadavere. «No, lui ha pianificato quell’omicidio in ogni dettaglio», accusa invece Tullio Zacconi, il papà di Jenny, che avvalora così l’ipotesi dell’omicidio premeditato. «Soffro maledettamente – afferma – ma non è il dolore a farmi propendere per questa ipotesi. Da una settimana continuava a chiamarla al telefono, voleva vederla a tutti i costi, dopo averla abbandonata quando seppe che era rimasta incinta. Jenny all’inizio non voleva cedere, non aveva intenzione di rivederlo. Poi però ci ha ripensato, forse si illudeva che quell’uomo avesse avuto un ripensamento, che intendesse prendersi cura del piccolo. Ma non è stato così. Lui voleva chiudere la questione nel modo più brutale e inumano possibile. E ha fatto fuori lei e il piccolo Hevan».
Nei prossimi giorni si valuterà con attenzione il risultato dell’autopsia per capire se le accuse iniziali possano essere trasformate o integrate (omicidio premeditato?). In ogni caso, gli sarà contestato un unico omicidio: non essendo ancora nato, il corpicino di Hevan non ha autonomia giuridica.
Intanto Vittorio Borraccetti, procuratore della Repubblica di Venezia, pur nella mestizia per l’epilogo del caso, sottolinea l’ottimo lavoro svolto dagli investigatori. «Non volevamo fare di Niero un braccato – ha spiegato il procuratore – e così, finché non abbiamo avuto la certezza che Jennifer era stata uccisa, abbiamo pensato anche all’ipotesi della fuga della ragazza. Poi, purtroppo, abbiamo capito che eravamo di fronte a un omicidio brutale».


Niero ha confessato dopo dieci ore di stringente interrogatorio. Ha portato i carabinieri nel boschetto di Maerne, dove aveva sepolto i poveri resti della ragazza e del figlio che, per pochi giorni, non è riuscito a vedere la luce.

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