Kabul - Potrebbero essere 20 i morti nell'attacco alla sede della Nazioni UNite di Mazar-i-Sharif, nel nord dell'Afghanistan. A dirlo sono dei funzionari Onu che hanno chiesto l'anonimato. I morti comprenderebbero addetti stranieri e soldati Gurkha nepalesi impiegati per la sicurezza. L'attacco è avvenuto mentre si stava svolgendo una manifestazione di protesta contro un pastore della Florida che aveva bruciato il Corano. A un certo punto, un gruppo di persone si è separato dalla folla ed è entrato nell'ufficio, ha sparato sulle guardie e ha dato fuoco all'interno dell'edificio. Il generale Daud Daud, comandante della polizia nazionale afghana in alcune province del nord, ha comunicato che tra le vittime ci sono cinque guardie che lavoravano per l'Onu e altri dipendenti dell'ufficio. Una persona è rimasta ferita. Illesa l'unica italiana che si trovava sul luogo dell'assalto.
"E' opera dei talebani" Sono stati i talebani a compiere il sanguinoso assalto alla sede locale dell’Onu di Mazar-i-Sharif, nel nord dell’Afghanistan, mischiandosi ai manifestanti che protestavano per il rogo del Corano negli Usa: lo ha confermato il governatore della provincia di Balkh, dove sorge Mazar-i-Sharif. "Gli insorti hanno approfittato della situazione per attaccare la struttura delle Nazioni Unite", ha detto il governatore, Ata Mohammad Noor, aggiungendo che cinque dei 12 morti nell’assalto sono manifestanti afghani. La notizia era trapelata in precedenza da una fonte locale. I talebani si erano mischiati ai manifestanti dopo la preghiera del venerdì, nascondendo le armi indosso. Fino a quel momento la manifestazione per il rogo del Corano era stata pacifica.
Le condanne di Usa e Nato Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha condannato "nei termini più fermi" l’attacco alla sede delle Nazioni Unite in Afghanistan. "Le vittime di questi attacchi lavoravano per aiutare il popolo afghano a costruire una vita migliore", sottolinea il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. "Nel colpirli, gli attaccanti hanno dimostrato una mancanza di considerazione sconvolgente per quanto le Nazioni Unite e la comunità internazionale tutta stanno cercando di fare a beneficio di tutti gli afghani", aggiunge Rasmussen.
Tensione a Kabul Tensione alta anche a Kabul, dove 200 persone hanno manifestato davanti all’ambasciata Usa,
gridando "Morte all’America" e dando fuoco a una bandiera statunitense. La protesta è esplosa dopo la
preghiera del venerdì. Uno dei dimostranti, Mawladad, ha riferito che l’invito a scendere in strada contro il
rogo del Corano era stato rivolto direttamente dal mullah durante il suo sermone.
Il 21 marzo scorso Wayne Sapp, pastore della Florida, aveva dato alle fiamme il libro sacro per gli islamici
dopo un vero e proprio processo in cui il Corano era stato giudicato "colpevole" di crimini contro l’umanità.
Ad aiutarlo nella messa in scena, avvenuta davanti a una ventina di persone ma la cui notizia si era diffusa
rapidamente ai quattro angoli del globo, il controverso reverendo Terry Jones. Quest’ultimo era balzato agli
onori delle cronache nel settembre scorso, quando annunciò di voler bruciare il Corano in occasione
dell’anniversario dell'11 settembre. Allora, dopo una pioggia di condanne e la forte pressione
dell’Amministrazione Obama, il pastore evangelico decise di desistere dai suoi propositi.
Sgomento della Farnesina Alla Farnesina ha suscitato "sgomento e preoccupazione" la notizia del "barbaro attentato" contro la
sede dell’Onu a Mazar-i-Sharif, nel nord dell’Afghanistan.
Il ministero degli Esteri italiano lamenta "la perdita di vite innocenti, fra dipendenti delle Nazioni Unite e
manifestanti" e condanna "fermamente" l’attacco. Gli estremisti che alimentano irresponsabilmente la spirale
dell’intolleranza debbono essere isolati e tutte le componenti della società afghana sono chiamate a contribuire
allo sforzo di stabilizzazione del loro Paese, sostenuto dalla Comunità Internazionale, promuovendo le ragioni
della pacifica convivenza, si sottolinea alla Farnesina.
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