da Tolcinasco (Milano)
Certo, se fosse capitata la stessa cosa da noi, con tutti i signori Bianchi e Rossi che ci ritroviamo, allora saremmo a cavallo. Anzi, saremmo in palla. Saremmo un popolo di navigatori, santi, poeti e anche di golfisti. Invece, niente di personale, ma l'unico, universale, distributore autorizzato di patronimici è stato più austero, come dire, più serio, con la Svezia: cinquecentomila chilometri quadrati contro i nostri trecentomila, 9 milioni di abitanti contro i nostri 59 milioni e passa. Veniamo al dunque: in Svezia i biglietti da visita finiscono tutti in «son», ovvero figlio di... Che nel caso specifico non è una parolaccia ma la denominazione d'origine controllata, la discendenza. Prendete Karlsson, per esempio. L'uomo che ha fatto polpette avantieri di eagles, birdies e ovviamente anche e soprattutto di par, qui a Tolcinasco e ha stracciato il campo e il suo record. Ecco, per lui la vita è, o meglio dovrebbe essere, semplificata, è soltanto il figlio di Karl e basta. Non occorre andare a ravanare ovunque per scoprire, tra mille folcloristici nomi, cognomi e soprannomi, come accade da noi, da dove arriva. Invece, siccome cè una giustizia, anche l'austero distributore di patronimici ha commesso un errore perché ha fatto di Robert Karlsson un grande golfista, un fuoriclasse. Ma, dopo averlo adagiato con tutte le premure del caso, lì, sul tee della uno dicendogli: «Adesso vai ragazzo, fatti onore sui fairways del mondo», ha fatto altrettanto con Daniel Karlsson, con Hans Karlsson con Magnus Karlsson, con Olle Karlsson, con Pelle Karlsson, con Tommy Karlsson con Mikael Karlsson, con Jonas Karlsson, con Frederik Karlsson. Dieci, diconsi dieci professionisti di golf svedesi con lo stesso cognome. Tutti che attualmente inseguono fama e successo nei tour a loro riservati. Questa è la Svezia che ha scoperto il golf da tempo con la determinazione che nasce nei college. Con la serietà che convince gli sponsor solo se, e solo fino a quando, gli scores arrivano. La Svezia che fa la differenza e concede spazio alla confusione e agli equivoci solo se ci si limita a guardare il cognome, e non la sostanza del problema. E se la scarsa fantasia dei patronimici può innescare gag nelle quali il grande Totò avrebbe sguazzato (Immaginatevi uno scioglilingua dei suoi tipo: «Quale Karlsson? Ma non era Karlsson? Ma chi caspita di Karlsson è costui?») sulla Svezia golfistica nessuno si può permettere il lusso di scherzare, grazie ai successi di una proette come Annika Sörenstam e alle numerosi frequentazioni dei quartieri alti della Money List del Pga European Tour effettuate da giocatori come Jesper Parnevik e Henrik Stenson.
In Svezia ci sono oltre quattrocento golfisti e, secondo una stima ufficiosa del Dipartimento statistiche di Stoccolma, i golfisti praticanti sarebbero un dieci per cento della popolazione. Eppure in Svezia ci sono lunghi inverni, i lunghi inverni svedesi, appunto. Chissà perché in Svezia i golfisti crescono così numerosi, prolificano e continuano a chiamarsi con lo stesso cognome. E continuano a far bella figura. Già, forse perché in Svezia quando arriva cè il sole anche mezzanotte.
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