L’ad Sarmi: nuovi servizi per crescere

da Milano

Circa il 10% dei ricavi di Poste Italiane, quasi un miliardo di euro, è generato da servizi che fino a tre anni fa non c'erano, ha detto l’amministratore delegato Massimo Sarmi, anche se Poste italiane non ha nessuna intenzione di mandare «in pensione» il vecchio telegramma, seguendo l'esempio degli americani di Western Union. Tanto più che nel nostro Paese il mercato sembra dimostrare una certa vitalità. «L'anno scorso sono stati 17 milioni i telegrammi spediti - ha detto Sarmi - e di questi circa il 10% hanno viaggiato on line. Poste punta piuttosto a semplificare le modalità di compilazione, invio e pagamento». L’obiettivo è comunque quello di crescere con i servizi innovativi. «Infatti sul mercato tradizionale, vale a dire poste e prodotti finanziari, non vi è grande spazio di crescita. Pensiamo perciò - ha aggiunto l'ad di Poste Italiane - di creare nuovi servizi integrati nell’e-commerce, nell’ e-government oppure nell’insourcing di attività logistica e di pagamenti di aziende di amministrazione, integrando servizi logistici e finanziari». Sul fronte della possibile privatizzazione di Poste, «una grande banca internazionale potrebbe avere interesse al mercato italiano», secondo l’ad, «anche se al momento non ci sentiamo corteggiati».

E per quanto riguarda la possibile quotazione in borsa «l'azienda da un lato si prepara tecnicamente e formalmente - ha ribadito Sarmi - per esempio con l'introduzione dei principi Ias nel bilancio 2005, ma per arrivare in borsa ci vogliono tra i 12 e 18 mesi, e saranno gli azionisti a decidere quando avviare l'iter».

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