L’addio commosso a Mamma Rosa

L’abbraccio di Milano alla famiglia Berlusconi. La lunga processione dei cittadini per l’ultimo saluto alla signora Bossi. Oggi i funerali in forma privata

L’addio commosso  a Mamma Rosa

Milano - Non si vorrebbe guardare negli occhi chi s’affaccia al civico 12 di viale San Gimignano. Si legge dolore, senso di vuoto e ansia perché mamma Rosa se ne è andata. «Siamo tutti già più soli» confida Guido Podestà che timidamente le accarezza il volto. E in quel «siamo tutti già più soli» c’è il peso di queste ore fatto di sentimenti veri e profondi. Il dolore dei Berlusconi è (con)diviso da chi, nella riservatezza chiesta dalla famiglia, porge un ultimo omaggio alla signora Rosella.

È la gente comune che lascia una firma su due registri in memoriam: «Grazie mamma Rosa per tutto quello che ha fatto nel silenzio», «Proteggici dal Paradiso», «Ci resta la tua fede, il tuo entusiasmo e il tuo coraggio», «Sii sempre serena». Ricordi e auguri con tanto di firma e, spesso, anche indirizzo e numero di telefono quasi per non far sentire soli Silvio, Paolo, Etta e la famiglia nel momento del dolore. Un mesto pellegrinaggio «per una persona meravigliosa, che dorme serena e nel riposo del giusto» racconta l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, la cui visita precede di pochi minuti quella di Iva Zanicchi e del direttore di Panorama Maurizio Belpietro.
Visite alla camera ardente condite dalla dolcezza amara della morte.

«È bella, nel suo vestito di pizzo blu e il rosario tra le mani», «sorride e dona ancora serenità», «c’è leggerezza e gioia sul volto»: virgolettati annotati sul taccuino che si mischiano al lungo, interminabile elenco di fiori e corone consegnate sin dal primo mattino. Composizioni tutte bianche, come quelle raccolte nella camera ardente e come quelle che, al sesto piano di viale San Gimignano 12, sono poste all’ingresso di casa Bossi Berlusconi: lì, sotto quella madonna di Alceo Dossena che «continua a risplendere anche in queste ore» dice Tiziana Maiolo.

Paolo e Mariantonietta hanno una parola e un sorriso per tutti, anche per i cronisti che timidamente presidiano lo stabile tentando di disturbare il meno possibile. Soprattutto quando dall’atrio del civico 12 si recita il santo rosario: sono i concittadini di mamma Rosa, quelli di Arconate accompagnati dal sindaco Mario Mantovani: «È il nostro omaggio a una donna piccola e forte che abbiamo eletto cittadina onoraria per la sua generosità e per il suo esempio di vita».

Parole coperte dai canti religiosi, dall’ultimo saluto che lascia un dolore forte e vissuto intensamente. Come quello che sospinge Pasquale Padovano, il superstite del disastro di Linate, a stare lì sotto la pioggerellina battente. E, come lui, la gente del quartiere che incontrava mamma Rosa dal prestineé e dal fruttivendolo, «cosa mi ricordo? Che non spendeva a casaccio, ma guardava attentamente il costo delle verdure: “sa, qui i negozi hanno certi prezzi” diceva». Memoria di mamma Rosa che «ai suoi figli ha insegnato solo l’altruismo» aggiunge un negoziante, che sotto il giaccone ha il grembiule blu, «un saluto in fretta e furia» dice per giustificarsi anche se non ce n’è bisogno. Anche questa è la Milano di mamma Rosa con il magone in gola, nonostante lei «sia in Paradiso, continuerà a proteggerci e pregare per noi» dicono i familiari.

È la Milano che, oggi, alle undici nella basilica di Sant’Ambrogio partecipa a una messa di suffragio, mentre nella cappella di Villa San Martino ad Arcore si svolgono i funerali «in forma strettamente familiare e

privata». Poi, la tumulazione al Monumentale, ultima dimora per Mamma Rosa. A fianco del «suo» commendator Luigi, suor Silvana, zia Marian e la sorella Maria. Lì, diceva mamma Rosa «al cimitèri ghe pussé gent che prega».

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