New YorkIl 3 maggio, nel cuore della notte, i due creatori della serie televisiva Lost sono riemersi, distrutti, dalla sala di montaggio.
Damon Lindelof e Carlton Cuse, che per sei stagioni consecutive avevano affascinato il pubblico televisivo americano con il loro telefilm sui sopravvissuti del disastro aereo e sulla loro difficile sopravvivenza in quellisola tropicale spesso paragonata al paradiso, allinferno o a un buco nero nellinfinito, avevano finalmente completato il montaggio dellultima puntata, intitolandola The end.
«È fatta. Amen», hanno sospirato prima di annunciare alla rete televisiva Abc, che ospita il serial, di non essere riusciti a rientrare nelle due ore riservate allultimo episodio di Lost, ma di essersi «allungati di una mezzora buona». In un attimo, però, i dirigenti della Abc hanno modificato, in via del tutto straordinaria, il palinsesto di domenica 23 maggio, ritardando la messa in onda del telegiornale e creando una maratona televisiva che durerà cinque ore e mezza. Cominciando con una retrospettiva di due ore, intitolata The final journey, la serata proseguirà subito dopo con la puntata finale e poi con unora di addio (dopo la mezzanotte) intitolata Jerry Kimmel live, aloha to Lost.
Così laddio di milioni di americani stravolgerà il palinsesto di uno dei tre maggiori network Usa, facendo storia, mentre enormi «Lost party» sono stati annunciati da New York a Dallas, Cincinnati, Miami e altre città. Non cè da stupirsi: dopotutto questo è il serial che aveva avuto un impatto persino sulle decisioni politiche di Washington a gennaio, quando il presidente Barack Obama aveva optato di anticipare il discorso sullo stato dell'Unione pur di non farlo coincidere con una puntata del telefilm. Che a dir la verità in America non è mai stato il serial col maggior indice dascolto (nellultima stagione era addirittura scivolato al 29° posto, allottavo solo per la fascia di ascoltatori tra i 18 e i 49 anni detà), ma che è sempre stato il più discusso, il più amato e il più chiacchierato. Le disavventure dei suoi protagonisti e i continui riferimenti biclici, cristiani, ebraici, musulmani, buddisti, più quelli letterari - da Alice nel Paese delle meraviglie a Guerre Stellari - ne hanno fatto un fenomeno televisivo di cui si parlerà per anni. E lossessione degli appassionati ha partorito «Lostpedia», lenciclopedia Internet che in quasi 7.000 articoli elenca tutte le citazioni - letterarie, storiche, cinematografiche... della serie.
«Lost ci ha fatto riflettere», ha scritto Chris Seavy nel suo saggio intitolato The Gospel according to Lost, spiegando che «ne abbiamo parlato a casa, in ufficio, sui siti Internet, nei blog, al pari di una scoperta scientifica o di una rivelazione divina». I critici televisivi che hanno avuto la fortuna di vedere in anteprima lultima puntata, sono tutti daccordo. «Non avrei mai immaginato un finale così spettacolare», ha detto Matthew Fox, presentatore della trasmissione E!. Jorge Garcia, lattore che interpreta Hurley ha aggiunto: «Quando lessi lultimo copione scoppiai a piangere. Preparatevi a versare molte lacrime».
Che cosa succederà domenica sera ai protagonisti? Nessuno osa parlare. Si teme solo che, quasi restando in tema col mistero che dura ormai da anni, milioni di telespettatori non riusciranno a seguire il gran finale.
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