L’Africa nera agonizza in una grigia tragedia

Una ragazza torna nel suo Paese d’origine. E assiste alla dissoluzione di una società violenta e provinciale

Tutto si svolge in una notte, come in sogno, ma un sogno shakespeariano, strumento di rivelazione, visione veritiera, veggenza in diretta. Ayané, la protagonista, vede tutto da una posizione impervia e protetta, sospesa e nascosta: assiste agli eventi dall’alto di un albero, ai margini del villaggio. Gli avvenimenti a cui assiste sono truci, arcaicamente sacrificali: i miliziani che hanno raggiunto il villaggio africano a cui Ayané è tornata, dopo aver studiato in Francia, per assistere la madre morente, bramosi di uomini per rimpolpare i ranghi e di donne per saziare gli uomini, mettono in scena un repertorio di efferata crudeltà e barbarici sacrifici.
L’incubo ha luogo in una notte, ma antichi come il tempo delle epopee sono gli antefatti: il ritorno della protagonista al villaggio, dove è mal tollerata dal mondo matriarcale dominante (gli uomini lavorano lontano, sono assenti o presenti come fantasmi) che la definisce «la straniera»; la ritualità cieca che aveva già isolato la madre della giovane, considerata una pazza, e il padre, colpevole di aver vissuto liberamente rispetto ai dogmi atavici del villaggio; l’infanzia; un breve amore passato. Cresce la tensione di un evento cruento che si sente approssimarsi, come presagito dai rituali immobili delle strane parche del villaggio.
In Notte dentro di Léonora Miano, camerunense poco più che trentenne, tutto si svolge secondo i ritmi della tragedia, in cui emerge un’Africa devastata da una sua stessa anima divorante. Romanzo di esordio di quella che appare sin d’ora come uno dei grandi scrittori africani, dotata dello spessore mitopoietico, del realismo visionario dei classici di quel continente. Straordinarie pagine di toccante sensualità, di animistica immediatezza: i lampi di memoria, la figlia che accosta la madre morente, gli sguardi, i silenzi che suonano nella pagina come in un film di Bresson o Bergman.
Non il rifiuto dell’antica cultura africana, come ha scritto qualche critico in Francia, dove il romanzo sta avendo un grande successo, ma la totale accettazione di una realtà tragica, secondo canoni e modelli culturali tipicamente africani: dal loro animismo gli autori di quel continente sanno trarre rappresentazioni drammatiche e spregiudicate, intrinsecamente cosmologiche. Non vediamo il rifiuto delle origini, leggendo questo romanzo di bellezza sconvolgente quanto a prima vista impercettibile: il dolore della piccola città africana conservatrice non è il ripudio di una tradizione, ma delle sue scorie, non di una alta religiosità e dei suoi riti perpetuati nel vivere, ma della sua sclerotizzata manifestazione nelle crudeli bigotterie da paese.


Dopo i grandi classici proposti negli anni Settanta da Jaca Book quali Soyinka, Achebe, Kane, Kourouma, nati negli anni Trenta, con Léonora Miano incontriamo un altro importante autore africano delle ultime leve, che accanto a Calixthe Beyala, Emmanuel Donala e altri ci viene proposto da Epoche, piccola casa editrice nata da poco, dedita all’Africa, semplicemente mirabile per rigore e importanza.

Léonora Miano, Notte dentro (Epoché, pagg. 208, euro 13,50).

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