L’agguato razzista? Solo un’invenzione

I quattro teenager italiani accusati di avere aggredito quattro anni fa alcuni filippini in un parco di Milano non hanno agito per odio razziale, come affermato dalla Procura, ma si sono limitati a soccorrere un 50enne finito nel mirino di una banda di extracomunitari. È quanto emerge dalla sentenza del Tribunale dei Minori che ha assolto con formula piena gli imputati che oggi hanno tra i 17 e i 18 anni. Scagionandoli così dall'accusa di violenza per motivi razziali, per non avere commesso il fatto, e di detenzione illegale di armi, perché il fatto non sussiste.
La vicenda era avvenuta a metà del 2007 nel parco di via dei Frassini nella zona di piazza Prealpi, vicino al parco del Sempione. E aveva fatto parecchio discutere perché si coinvolgeva una pericolosa gang giovanile composta da italiani, quattro minorenni più alcuni maggiorenni, armati di coltelli, mazze da baseball, caschi e spranghe di ferro, che avevano aggredito i filippini nel corso di una feroce e premedita «spedizione punitiva» contro gli «intrusi asiatici». Tanto che la Procura non si era limitata a indagare i ragazzi italiani per violenze, ma aveva aggiunto l'aggravante dei motivi razziali. Ma soprattutto, diversi commentatori avevano sostenuto che l’episodio era la dimostrazione del razzismo insito nella società milanese e che coinvolgeva gli stessi adolescenti.
Una tesi fatta a pezzi dai magistrati del Tribunale dei Minori, secondo cui i quattro ragazzi italiani non erano armati e stavano passeggiando tranquillamente per il parchetto di via dei Frassini. All'improvviso si erano accorti che un signore sui 50 anni era stato preso di mira da una banda di stranieri. Subito gli italiani erano accorsi per difenderlo, insieme ad alcuni ragazzi maggiorenni, riuscendo a mettere in fuga gli aggressori. Una versione contenuta nel dispositivo della sentenza che ricostruisce come fossero veramente andate le cose. Come osserva l'avvocato Stefano Benvenuto di Lainate, difensore dei minorenni, «i miei assistiti sono stati assolti con formula piena, e ora ci riserviamo di agire per la calunnia e il risarcimento dei danni nei confronti dei filippini». Questi ultimi avevano presentato denuncia in Procura, e uno di loro aveva testimoniato di essere rimasto così terrorizzati dalla spedizione punitiva da non avere più il coraggio di andare a scuola. Secondo il Gip i ragazzi italiani erano una «squadra» che si organizzava con accordi telefonici, e nell’ordinanza del giudice si parlava di un elevato «grado di brutalità e organizzazione» da parte del gruppo, in cui sembra che i più violenti fossero proprio i minorenni. Proprio quelli che, al contrario, sono stati scagionati dal Tribunale dei Minori perché il fatto non sussiste.
Ancora da definire invece la posizione per gli imputati maggiorenni.

Le indagini a loro carico sono state coordinate dal sostituto procuratore Piero Basilone, che si limita a osservare: «Il mio caso è ancora aperto e la prossima udienza è stata fissata per il prossimo 20 giugno di fronte al Tribunale di Milano».

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