Improvvisamente unaltra America. LAmerica che pensavamo scomparsa, sconfitta da un progresso economico, e civico, che sembrava inarrestabile. Gli Usa che crescono sempre, che diffondono benessere nella popolazione, costantemente allavanguardia: primi nel mondo, primi in tutto. Solidali ed efficienti soprattutto nei momenti difficili, come dopo l11 settembre, quando, sebbene sotto choc e feriti come mai prima di allora, reagirono alla tragedia con grande dignità e fermezza. Ma New York non è New Orleans. E lentità della devastazione non è paragonabile: Bin Laden colpì i simboli della potenza statunitense, quali le Torri gemelle, qui unintera città è sommersa dallacqua. Ormai non ci sono più dubbi: quello delluragano Katrina rischia di essere la catastrofe naturale più grave dellultimo secolo negli Stati Uniti.
A Washington sono già iniziate le polemiche. Come inevitabile sono finite sotto accusa le autorità della Louisiana e del Mississippi. La protezione civile non ha funzionato come previsto: una volta saltati i collegamenti telefonici il coordinamento con la Guardia Nazionale e con la Croce Rossa è risultato quasi impossibile e dunque i soccorsi sono risultati caotici, certo mal distribuiti: troppi aiuti in certe zone, non abbastanza in altre. Cè chi accusa i governatori locali di aver tagliato negli ultimi anni i finanziamenti che sarebbero stati necessari per rafforzare gli argini. E ora Bush è costretto a varare un piano federale di emergenza di 10 miliardi di dollari, solo per i primi interventi.
Non sappiamo se queste critiche siano fondate oppure no. In queste ore il rancore, la rabbia e il dolore amplificano tutto. Ma in fondo queste diatribe non ci meravigliano: è così, da sempre, in ogni Paese. Ma seguendo la tragedia dallItalia a turbarci sono le scene di violenza trasmesse in tv e narrate dai giornali. Quando il sindaco di una città decide di distogliere 1500 agenti dalle operazioni di soccorso per bloccare gli sciacalli, quando la Guardia nazionale invia altri 4200 poliziotti militari oltre ai 28 mila già mobilitati, quando un presidente annuncia la «tolleranza zero», significa che non siamo di fronte a episodi isolati, ruberie consuete in occasioni analoghe. Significa che a commettere i saccheggi sono ampie fasce della popolazione, certo minoritarie, ma così consistenti da non poter essere ignorate. Quando i soccorsi devono essere sospesi perché qualcuno ha sparato contro gli elicotteri e contro un ospedale, il segnale è molto inquietante. Non cè più rispetto, evapora quellinsieme di valori fondati sulla coesione e il rispetto civile che caratterizzano da sempre lidentità nazionale.
Certo, il tasso di povertà di New Orleans è più alto che altrove; esistono intere comunità, soprattutto di colore, che vivono ai margini della società, ma che tutti credevano integrate e per le quali le porte del riscatto e della crescita personale in America non vengono mai chiuse, come dimostrano le straordinarie storie di Colin Powell e Condoleezza Rice, gli ultimi due segretari di Stato americani, neri, nominati da un presidente conservatore. Questa è lAmerica che ci piace. Eppure ora scopriamo che quel meccanismo di inserimento sociale non è così radicato come si supponeva.
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