L’ambulatorio Canova è un cantiere-fantasma

Eppure per il direttore sanitario dell’Asl RmA Stefano Pompili sarebbe tutto a posto

L’ambulatorio Canova è un cantiere-fantasma

(...) Si sta andando talmente di corsa che non si sa bene chi o quale ditta stia facendo i lavori di rinnovamento e di rifacimento visto che a oggi, manca del tutto la cartellonistica necessaria all’apertura di un cantiere. Mancano i nomi del responsabile unico del progetto, del responsabile alla sicurezza e soprattutto l’impegno di spesa. Insomma anche sull’entità dell’appalto le cifre menzionate sono diverse a sentire, appunto, le diverse dichiarazioni di Marrazzo nei giorni scorsi. Da un milione di euro iniziale, a 3 e poi ad altri 4milioni. Quale che sia l’ordine di grandezza realmente dedicato ai lavori c’è da dire che si tratta comunque di cifre che imporrebbero una gara europea. E per indire una gara europea si necessita di tempi e modi da cui non si può esulare. E di certo non basta il mesetto che ci ha avuto a disposizione il manager dell’Asl Roma A, Carlo Saponetti visto che il provvedimento del presidente-commissario per allestire un ambulatorio in quello specifico sito era dei primi di settembre mentre, i lavori sono iniziati quasi subito dopo. Vale a dire che - Legge quadro sui lavori pubblici docet - la tempistica per la pubblicazione degli avvisi di bando non ci sarebbe stata così come non ci sarebbe stata quella per l’esame delle domande di partecipazione nonché per l’assegnazione dell’appalto e la concessione dei tempi per presentare eventuali ricorsi. Eppure malgrado sia questo il doveroso iter da intraprendere per il direttore sanitario dell’Asl Roma A, Stefano Pompili sarebbe tutto a posto: «Abbiamo pubblicato il bando, fatto la gara e assegnato i lavori. È tutto in linea. Presso la sede ci abbiamo i documenti che lo attestano». Quanto invece al fatto che manca la cartellonistica, mancano i baschetti in testa agli operai e qualcuno tra loro al porto degli scarponi anti-infortunio porta scarpe da tennis Pompili non obietta se non che «queste attrezzature servono pure all'interno? Non lo so». Domanda e risposta retorica che non lasciano spazio a repliche.

Infatti è chiaro che le cose dovrebbero andare diversamente come ha chiesto il comitato Salviamo il San Giacomo che ha presentato un esposto alla Polizia municipale per chiedere di indagare sulle modalità dei lavori che si stanno svolgendo in un sito peraltro protetto da Soprintendenza e Belle Arti.

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