L’ANTICO CHE VA AL POTERE

Il governo vien di notte con le liste tutte rotte. Molti cercan la Bonino, ma lei sta sull’Aventino, quando parla Diliberto ecco cresce lo sconcerto, interviene Capezzone e fa tremar tutta l’Unione, trovate un posto per Tonino e che non sia da fattorino, si consuma la favella ma al fin non basta per Mastella. Benvenuti in Prodiland, il paese delle filastrocche al potere. Ci sarà da divertirsi un mondo, considerato l’inizio. Dopo l’exploit dell’elezione di «non è Francesco» Marini al Senato, abbiamo infatti assistito a un’altra prova di assoluta compattezza del centrosinistra: la preparazione della lista dei ministri. In poche ore: a) i comunisti italiani minacciano di non entrare nel governo; b) la Rosa nel Pugno sale sulle barricate; c) l’Udeur annuncia l’appoggio esterno se non avrà l’«irrinunciabile ruolo politico» che gli compete. Come partenza, nemmeno uno zoppo sui cento metri riuscirebbe a far peggio.
I non addetti ai lavori forse si chiederanno cosa si intende per «irrinunciabile ruolo politico». Siamo per fortuna in grado di tradurre dal mastellese: significa poltrone. «Non è una trattativa sanguinosa», ha commentato Prodi. E meno male: se era sanguinosa, come la concludeva? Con una frusta in una mano e un machete nell’altra? Subito dopo, in effetti, ha precisato: «Stanotte faremo le ore piccole». Ma sicuro: ore piccole, grandi baratti. Se io do un ministero a te, tu poi dai due sottosegretari a me. Mussi o Minniti? Amato o no? Parisi sta sul chi va là, ma i comunisti vogliono Minà, interviene il lodo Spadolini, ma accidenti c’eravamo dimenticati di Ugo Intini. E così la filastrocca ricomincia da capo: si finisce a discutere nella notte, come nelle peggiori tradizioni. Del resto, certe cose ci si vergogna a farle alla luce del sole.
Alla fine un accordo si troverà. Una poltrona di qui, un’auto blu di là: ci sono «irrinunciabili ruoli politici» per convincere tutti. Però, diciamocelo: lo spettacolo offerto in queste ultime 24 ore è così brutto, che in confronto il mostro di Loch Ness vince un concorso di bellezza. Ma questi non dovevano cambiare il Paese? Non erano quelli che davano lezioni di moralità? Non erano quelli della serietà al governo? Suvvia: se volessero essere seri davvero spiegherebbero a che serve scrivere un programma elettorale di 280 pagine, per poi usare il solito manuale Cencelli.
Ma sì, diciamo la verità: usano metodi così antichi che oggi non ci stupiremmo di vederli salire al Quirinale sulle ali delle convergenze parallele. Hanno discusso per una settimana sul vicepremier unico, si sono inventati ruoli bizantini per escludere Fassino, poi hanno trattato l’ex premier Amato come se fosse il figlio della portinaia. Infine la lite conclusiva sulle poltrone con Mastella offeso, la Rosa nel Pugno ridotta alla Marina Mercantile e Diliberto che s’impunta sul medico palestinese Fouad Aoudi. Manca solo che dietro l’angolo spunti Nicolazzi a chiedere i lavori pubblici.
Niente da dire, per carità. A noi, in fondo, le filastrocche piacciono. Le comunicazioni van di certo a Gentiloni, Pecoraro Scanio sale, e ride come al funerale, date un posto ad Asor Rosa, ma la giustizia non è cosa, Rosy Bindi all’istruzione? serve una consultazione, e se la torta non è cotta entra pure la Lanzillotta.

Che ci volete fare? Ridiamoci su. A chi gli chiedeva se c’erano grandi scogli, Prodi ieri ha risposto: «Sì, ci sono tanti scoglioni». Da sbellicarsi, no? In effetti di scoglioni ce ne sono tanti. E sapesse Prodi, a volte, come girano.

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