Dentro l’arancia un’arma anti tumore

Gli alleati migliori per la salute sono frutta e verdura ricche di antiossidanti. Umberto Veronesi: «Il trenta per cento delle malattie nasce a tavola. Negli alimenti si concentrano cancerogeni di origine animale»

Elena Jemmallo

da Milano

Una dieta su misura per prevenire il tumore. Se è ormai opinione diffusa che il mangiar sano è un’ottima arma contro l’insorgenza del cancro, oggi abbiamo le basi scientifiche per dirlo con certezza: alcuni alimenti fanno da vero e proprio scudo anti-ancro. Ne sono convinti i ricercatori dell’Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, che domani tornerà nelle piazze italiane a distribuire le arance rosse di Sicilia per raccogliere fondi per la ricerca. Quest’anno con una buona notizia in più. «Finora le dimostrazioni dell’utilità di frutta e verdura dipendevano essenzialmente da osservazioni di tipo epidemiologico – spiega Pier Giuseppe Pelicci, direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Istituto europeo di oncologia di Milano –, oggi sappiamo come questi alimenti possono proteggere i nostri geni da trasformazioni pericolose: è questo il campo di ricerca della cosiddetta nutrigenomica, la scienza che studia la relazione tra cibo e genetica». E alla quale si stanno orientando sempre più sforzi e fondi all’interno dei 400 progetti di ricerca che l’associazione sta conducendo in questi anni. La speranza è quella di arrivare a una prevenzione dietetica scientificamente provata.
Quello che è certo è che gli alleati migliori per la nostra salute sono frutta e verdura, e in particolare quelli ricchi di antiossidanti (vitamina C e E), ma anche alcune molecole estratte da sostanze naturali, come il the verde. Queste molecole sarebbero in grado di tagliare i rifornimenti alle cellule alterate, per esempio bloccando l’afflusso di sangue ai tessuti precancerosi e quindi la formazione del tumore. È stato verificato, ad esempio, che dove si beve molto the verde, come in Cina e in Giappone è minore l’incidenza di tumori al colon e alla prostata. E anche i risultati dei primi esperimenti scientifici sono incoraggianti: 32 volontari affetti da una lesione pre-maligna alla prostata, che di solito evolve in cancro, hanno assunto dosi quotidiane di catechine (sostanze contenute nel the verde): a distanza di un anno non si era verificato un solo caso di cancro. Anche per il tumore alla mammella recenti studi hanno dimostrato l’importanza di una dieta a base di frutta e verdura: a parità di età e altri fattori clinici, le pazienti in sovrappeso sono più a rischio. Non a caso il cancro al seno è più diffuso nei Paesi occidentali caratterizzati da una dieta ricca di acidi grassi saturi, zuccheri raffinati e povera di vegetali. Mangiando pochi antiossidanti lasciamo il campo libero ai radicali liberi dell’ossigeno, rifiuti tossici che uccidono la cellula e favoriscono il cancro, perché danneggiano il Dna, scatenando il tumore e alimentando lo sviluppo della neoplasia.
L’invito dei ricercatori è quindi quello di «mangiare colorato per allungarci la vita». Ma la ricerca ha ancora molta strada da percorrere, anche nel campo della nutrigenomica. «Insieme con i colleghi – ha aggiunto Pelicci - stiamo inseguendo un traguardo difficile, ma concettualmente possibile». Il sogno nel cassetto della medicina è infatti quello di poter un giorno regalare a ogni bebè che nasce una sorta di menù della vita: una lista delle cose da mangiare per non ammalarsi mai, disegnata su misura in base al profilo genetico di ognuno. In attesa della dieta su misura contro il cancro, l’invito è per tutti di mangiare più arance rosse, che sono ricche di pigmenti naturali in grado di contrastare l’azione di alcune sostanze cancerogene. Parola di Umberto Veronesi: «La verità è che il 30% dei casi di cancro nasce a tavola, perché negli alimenti si concentrano i cancerogeni provenienti soprattutto dal mondo animale. Spesso, infatti, gli animali vengono nutriti con mangimi inadatti oppure, razzolando sul terreno mangiano l’erba introducendo inquinanti pericolosi».
Per questo domani 15mila volontari dell’Airc venderanno un milione e trecentomila chili di agrumi (in confezioni da tre chili al prezzo di otto euro), attraverso cui l’associazione stima di raccogliere 3 milioni e 600mila euro.

E per rendere più “goloso” l’appuntamento nelle piazze italiane, insieme al retino di arance verrà consegnato un piccolo libro di ricette, messe a punto dai “Jeunes Restaurateurs d’Europe”. Ovviamente, tutte a base di arancia.

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