Otto tele per unartista che, passati gli «anta» e molte mostre, conserva lo stesso entusiasmo di sempre. Era il 46 quando Carla Accardi arrivava a Roma da Trapani, mosca bianca in un mondo di maschi. Pronta a sfidare i pregiudizi, ha scelto la via meno facile, quella dellastrazione, a cui è sempre rimasta fedele. Un lavoro rigoroso, disarmante per la sua essenzialità, come testimonia la personale ospitata (da domani e fino al 12 maggio) nella galleria Valentina Bonomo. Quadri di ampio formato, dove il colore risalta sulla tela grezza. Tutte opere recenti, realizzate nellultimo anno e pensate per lo spazio espositivo. Legate da sottili variazioni, segniche o cromatiche, formano un insieme coerente.
Un flusso visivo che scorre sulla superficie, generando forme sempre diverse. Campiture piatte che, invece di annullarla, esaltano la profondità. Una scelta, non solo tecnica, ma di poetica, per una pittura «pura», libera di mettersi in gioco. Linguaggio autonomo che - sottolinea Achille Bonito Oliva nel saggio in catalogo - «è lunico soggetto dellopera e lunico oggetto di rappresentazione».
Che il rinnovamento passi per lastrazione, la Accardi lo intuisce subito. È del 47 il Manifesto di Forma 1 (firmato con Perilli, Dorazio, Sanfilippo, Turcato, Consagra, Attardi) che, contro il «realismo socialista» e la tradizione figurativa, proclama: «Riconosciamo nel formalismo lunico mezzo per sottrarci ad influenze decadenti, psicologiche, espressionistiche». Al bando, dunque, lemotività, per esplorare le dinamiche del segno, che non rimanda più a elementi estranei allopera, ma al suo contesto. Una rete di nessi, giocata sul contrasto e la ripetizione, che interagisce con lo sguardo e fa dellarte unesperienza estetica profonda.
«Carla Accardi», Galleria Valentina Bonomo, via del Portico dOttavia, 13. Info: 06.6832766.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.