L’arte e la donna, questione di pelle

Dal Settecento a Warhol, così si è trasformata l’estetica al femminile. Anche con lo zampino della cosmetologia

L’arte e la donna, questione di pelle

Algida o diva, peccatrice o an­gelicata, classica o manierista, re­denta o impenitente. La donna da secoli è un«oggetto» d’arte,simbo­lo di figurazione nella forma pri­ma che nell’interiorità. Nell’arte contemporanea, poi, la bellezza è stata da tempo trasfigurata e il cor­po della donna divenuto territorio di trasformazioni, identità e nuo­ve consapevolezze, spesso in osmosi con i progressi della scien­z­a e le esigenze della moda dei tem­pi. Un excursus su un tema che toc­ca sempre più discipline è argo­mento di una mostra in corso alla Triennale ideata da Martina Maz­zotta intitolata appunto «Pelle di donna».

Il fatto che lo sponsor del­l’esposizione sia un celebre mar­chio di cosmesi specializzato nei sieri antirughe - i Boots Laborato­ries- potrebbe apparire stucchevo­le se la mostra, in realtà, non offrisse una visione diver­tente e trasversale di quanto, dal seco­lo dei Lumi ad og­gi, sia stato detto sul concetto di bel­lezza femminile. Non solo dagli arti­sti, beninteso, ma anche dal cinema, dalla scienza este­tica e dall’antropo­logia.

La mostra in­f­atti, suddivisa in sei sezioni, è un ve­ro e proprio mel­tin­’ pot di opere fo­tografiche e non di alcuni tra i più cele­bri artisti che han­no immortalato l’epidermide fem­minile, oltre a in­stallazioni, oggetti antichi e docu­m­enti rari che pro­vengono in alcuni casi dagli archivi dell’azienda co­smetica fondata nella metà dell’Ot­tocento.

Il percor­so ha inizio con un suggestivo con­fronto tra epider­mide e superficie di corpi celesti per poi esplorare lo studio della pelle attraverso le sculture di cera del­l’anatomista settecentesca Anna Morandi. L’esplosione del concet­to di igiene nella modernità, mes­so in contrapposizione con l’«In­ferno della pudicizia», viene illu­strato da opere di Sam Shaw, Mel Ramos e John Cacere.

Dopo il «Tunnel dei mostri» allestito con la Cineteca Italiana, l’esposizione accende finalmente i riflettori sul «Volto della bellezza, il ruolo della pelle», che indaga le trasformazio­ni dell’ideale estetico attraverso opere di Canova, Miucha, Redon, Alberto Martini, man Ray, Warhol, Wesselman; e ancora dei contemporanei Gligorov, Cune­az, Herrero, Serrano e Nishikawa.

Tra le opere in mostra alcune cele­brità, come la famosa fotografia di Giuseppe Bellone che immortala Piero Manzoni mentre «scolpi­sce" la sua scultura vivente, simbo­lo dell­a mistificazione a cui è spes­so soggetta l’arte contemporanea; oppure la mitica «donna-violon­cello » di Man Ray, di cui sono espo­ste anche «Fifty Faces of Juliet» in otto fotografie. E ancora, docu­menti dal Museo del Tatuaggio di Milano che affrontano il soggetto femminile in diversi contesti ed epoche storiche, mentre in una sorta di laboratorio scientifico in­terattivo è possibile ammirare ope­re di Bruno Munari, Karl Prantl, Pietro Pirelli e Giuseppe Penone. Donne simbolo di esteriorità co­me Marylin sul set di «Quando la moglie è in vacanza» o nelle sola­rizzazioni di Warhol, oppure surre­ali e oniri­che come l’androgina Pe­nelope di Alberto Savinio o le visio­ni di Odilon Redon.

Infine, non mancano opere «site specific», come l’installazione lu­minosa «Metamorfosi di pelle di donna» che presenta la trasforma­zione dell'immagine di una stessa donna truccata e acconciata a se­conda dello stile dell'epoca, dagli anni Venti fino al Duemila.

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