L’Arvu vuole il ritorno di Capuano

In alternativa i «caschi bianchi» caldeggiano la scelta di un dirigente interno

Claudia Passa

Ai vertici della polizia municipale vorrebbero un dirigente interno al Corpo, e questo al sindaco Veltroni l’hanno detto a chiare lettere. Ma c’è un solo caso in cui l’Arvu, associazione dei vigili urbani della Capitale che rasenta i seimila iscritti, accoglierebbe a braccia aperte un capo che arrivi dall’esterno. Il ritorno che i fischietti capitolini invocano a gran voce è quello di Alberto Capuano, già comandante dei «pizzardoni» nei primi anni ’90, alto funzionario di polizia, attualmente a capo della direzione interregionale di Firenze.
Amato e rimpianto come nessun altro fra i tanti dirigenti che hanno ricoperto l’incarico più ambito di via della Consolazione, Capuano è l’unico nome sul quale i vigili si sbilanciano in queste giornate ad alta tensione che scandiscono il conto alla rovescia per la nomina del secondo comandante dell’era Veltroni. «Sarei felicissimo se gli proponessero di tornare, si tratterebbe di una soluzione davvero ottimale per il Corpo, in pochi mesi Capuano aveva capito tutto – afferma Mauro Cordova, presidente dell’Arvu -. E credo che il 99 per cento dei vigili sia d’accordo con me. Se dovesse tornare faremo una grande festa».
Perché l’auspicio di Cordova (e non solo) possa verificarsi è necessario che il sindaco chieda ad Alberto Capuano di tornare, e anche in quel caso bisognerebbe fare i conti con il delicato incarico di responsabilità che l’alto funzionario è stato chiamato a ricoprire. Ma in ogni caso l’acclamazione per un suo ritorno, largamente condivisa, è indicativa di come la pensano i caschi bianchi della Capitale mentre le voci si rincorrono ormai incontrollate, dal «testa a testa» fra alcuni giovani dirigenti all’ipotizzato arrivo di una «esterna» dalla Liguria, dalla voce di un presunto «comando a quattro» all’eventualità che il Primo cittadino, referente politico della Municipale in assenza di un assessore ad hoc, decida di lasciare al vertice del Corpo l’attuale comandante ad interim. Ovvero Giovanni Catanzaro, che lo stesso Veltroni aveva nominato vice-comandante ponendo fine – seppur dopo un «interregno» di sei mesi - alla sua quasi ventennale permanenza alla guida del I gruppo, che solo ai tempi di Capuano era stata interrotta. Una cosa è certa: con la sola eccezione di Capuano, i «pizzardoni» capitolini reclamano un dirigente che provenga dalle loro file. «Vorremmo un interno, con qualche anno di esperienza – spiega Cordova -. C’è una rosa di nomi che corrisponde a queste caratteristiche, fra cui Catanzaro, ma non solo. Ma se il sindaco dovesse scegliere Catanzaro, mi chiedo allora perché non l’ha fatto cinque anni fa».
Il clima è incandescente. Ed è proprio in questa delicata fase che Mauro Cordova ha deciso di mettere sul tavolo un articolato progetto per «il rilancio e la funzionalità della polizia locale di Roma», che nei prossimi giorni verrà consegnato al sindaco. Elemento cardine, la specializzazione dei vigili in base alle competenze. Di qui la proposta di nuclei specifici, dal cinofilo al «nucleo mercati rionali», dalla squadra specializzata per le manifestazioni sportive e politiche a quella per la tutela di parchi, ville e pinete, e via dicendo. L’Arvu pone poi l’accento sulla medicina preventiva, sui criteri per trasferimenti e mobilità, sull’esigenza della rotazione per personale e dirigenti, sull’assunzione diretta per i congiunti dei vigili deceduti per servizio. Fra le proposte, l’istituzione presso i gruppi dello «sportello del vigile di pace», per la contestazione delle contravvenzioni e le decisioni in merito.

Insomma, una vera e propria rivoluzione. «Sulla quale il sindaco – spiega Cordova – dovrà darci risposte certe, altrimenti ci sarà un autunno molto caldo, e quello che hanno fatto i tassisti sarà nulla al confronto di ciò che faremo noi».

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