L’autorevole Times? Una fabbrica di bufale (anti italiane)

Il quotidiano londinese si spaccia per il Vangelo dell’informazione. Invece inventa notizie soprattutto contro di noi. E non si scusa mai

L’autorevole Times? Una fabbrica di bufale (anti italiane)

Si chiamino Silvio o si chiamino Gino poco conta. Per il Times, per il quotidiano «autorevole» per definizione, per la Bibbia del giornalismo britannico, per il Vangelo del Messia dell’informazione Rupert Murdoch sono prima di tutto «italiani». E quando si dice italiani - o meglio «italians» - increspando le labbra in un elegante segno di disprezzo etico e superiorità morale - s’è detto tutto. Sono figli della stessa vil razza dannata. Quella capace un tempo d’allearsi con i tedeschi e oggi di pagare i nemici talebani pur di non combattere. O, addirittura, di ordire complotti con i sanculotti di Al Qaida per far a pezzi un governatore fedele a Kabul e a Sua Maestà. Farnetichiamo? Macché è tutto documentato, messo nero su bianco dai segugi del quotidiano londinese che - da qualche tempo - scambiano l’Afghanistan per una riserva di caccia da cui lanciare bordate di calunnie contro i cittadini italiani in divisa o camice bianco.
La punta dell’iceberg è l’articolo di domenica in cui il solito ben informato giornalista del Times attribuisce a Daud Ahmadi, portavoce del governatore della provincia di Helmand, una frase che conferma la piena colpevolezza di Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani, i tre di Emergency fermati dopo la perquisizione dell’ospedale di Lashkar Gah. «Tutti e 9 gli arrestati hanno confessato e riconosciuto il proprio crimine – scrive il Times citando il funzionario afghano -, hanno detto che c’era un piano per compiere attentati suicidi nel bazar e nel compound del governatore Gulab Mangal...».
Per capire che si tratta di parole in libertà basta una telefonata del collega Fausto Biloslavo allo stesso Daud Ahmadi, ben felice di fornire a Il Giornale una puntuale smentita. Ma per il Vangelo secondo Murdoch quelle sottigliezze da italiani non valgono manco una precisazione. È così che funziona l’informazione a volte: i giornali britannici vengono presi come fonti autorevoli a prescindere, in base a un diritto dinastico ereditato dalla leggendaria epopea della stampa british. Non è così: i quotidiani londinesi sbagliano, commettono gravi imprecisioni, sono sciatti. Godono di considerazione eccessiva e di stima a volte immeritata. Basta rileggersi l’articolo dello scorso 15 ottobre che il Times, autorevole anche quella volta, aveva dedicato ai nostri militari e riassunto da un sobrio titoletto che recita: «Italians bribed the Taleban all over Afghanistan», ovvero «Gli italiani corrompevano i talebani in tutto l’Afghanistan». Stando a quel distillato di giornalismo, scritto orecchiando una notizia qua e un «si dice» là, i soldati italiani dispiegati fino alla primavera del 2008 nella zona di Surubi, a sud della capitale, smazzettavano i talebani per portar a casa la pelle. L’abitudine taciuta dai nostri 007 agli omologhi di Parigi sarebbe stata, a detta del Times, la principale causa di un’imboscata conclusasi con il massacro di dieci soldati francesi mandati a sostituire le nostre truppe. Il presunto scoop viene smentito non solo dal ministro della Difesa Ignazio La Russa, ma anche dai suoi colleghi francesi, dai comandanti americani e dai vertici Nato di Kabul. Il Times - inossidabile come le sue supposizioni - non fa mezzo passo indietro e continua per giorni a riversare humor e fango sulle riprovevoli abitudini italiote. E stavolta? Stavolta pure. Anche dopo la precisazione de Il Giornale da Londra non si alza nemmeno un «oh», non arriva neanche un discreto, sommesso «ci eravamo sbagliati». Anche stavolta la notizia fila via senza un fremito d’indignazione, senza commenti e soprattutto senza l’ombra di una rettifica. Alle 19.15 di ieri sera - a oltre 12 ore dalle precisazioni fornite non solo a Il Giornale, ma a tutte le agenzie internazionali dal governatore di Helmand - il sito del Times continua ad esibire l’articolo intitolato «Italians “confess” to murder plot in Afghanistan» ovvero «In Afghanistan gli italiani “confessano” il complotto assassino».

Alla stessa ora sull’argomento interviene anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, ricordando di non aver alcun ruolo nella «diatriba tra Times e governo afghano» e precisando che sarà «il Times a dover spiegare se c’è stata un’incomprensione o se ha diffuso una notizia sbagliata». Ma è fiato sprecato. O meglio, per dirla come la pensano al Times, è solo irrilevante fiato italiano.

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